Questo pomeriggio stavo parlando con un’amica, una persona veramente speciale, e le stavo raccontando del Pride di ieri, delle foto di questi giorni, e del mio umore. Del fatto che sono comunque uno strano animale sociale: da un lato parlo e approccio chiunque per strada, lasciando il mio biglietto a chi fotografo per poi regalare gli scatti, e dall’altro ho lo stesso numero di relazioni di una cavia da laboratorio.
Mi ha interrotto, chiedendomi “Spiegamelo ancora, quindi tu eri in giro in un gay pride a distribuire i tuoi biglietti da visita?“. Devo ammettere che detta così suonava un filo strana, senza tutto il contesto di street photography, eccetera.
Mi ha fatto venire in mente quel gran matto, intellettuale, socialista libertario e anarchico di Noam Chomsky: professore di linguistica all’MIT (il Massachusetts Institute of Technology, il sancta-sanctorum della conoscenza americana), e fondatore della Grammatica Trasformazionale. Partendo dalla critica alle tesi dello strutturalismo “come avviene che i parlanti di una lingua sono in grado di produrre e di comprendere un numero indefinito di frasi che non hanno mai udito prima o che addirittura possono non essere mai state pronunciate prima da qualcuno?“.
Chomsky risponde con la teoria della “creatività” governata da regole, che fanno esse stesse parte di un patrimonio di competenza mentale, “.. language is a process of free creation; its laws and principles are fixed, but the manner in which the principles of generation are used is free and infinitely varied. Even the interpretation and use of words involves a process of free creation …“, ma qui mi fermo. Chomsky l’ho ascoltato in una conferenza quando ero ancora un ventenne provetto studente universitario, che si illudeva di cambiare il mondo: adesso che sono un obeso pelato ultracinquantenne, mi sa che è meglio semplicemente che contestualizzi meglio le mie espressioni.
Voglio solo segnalarvi una lettura lucidamente cruda, dove lo stile cristallino del linguaggio affonda nella complessità dell’amore, del dolore, e della rabbia. Benedetto è più di un amico e più di un fratello per me, scrive “Del Cancro. E di mia madre” sul suo blog.
Foto? Ancora qualche dettaglio dal Pride di sabato …
Sono andata a leggere il post del tuo amico. Non ho parole. Folgorata, così, di primo mattino.
Spero che la tua settimana non sia così pesante come la precedente. Oggi c’è il sole, il cielo azzurrissimo, l’aria fresca…
Non vorrei infierire, ma la mia settimana è l’ultima di lavoro prima di uno stacco di tre settimane! Anzi, tre settimane e mezza, dato che la mia strategia di rientro soft prevede la ripresa di mercoledì 🙂
Buon lunedì, che ti sia amico! 🙂
Benedetto è di una profondità incredibile: quando scrive è da leggere.
Bene, moderata invidia per le tue tre settimane di ferie: se rimani in zona combiniamo una pizza e un pomeriggio a far foto … scrivimi una mail per il “quando”.
ho letto l’altro blog. Molto bello.
Ma ho letto ed apprezzato te, come sempre.
Vena malinconica nelle tue righe. È stato un po’ come vederti riflettere in riva al mare mentre attendi l’acqua avanzare.
Buona giornata. C’è il sole.
For real – amel larrieux
Grazie!
C’è il sole e la vita è bella, malgrado qualche giramento di palle. Tranquillo che torno cinico e materialista come al solito in un attimo!
Mi sei venuto in mente Sabato quando, uscendo dalla metro in Porta Venezia, avevo “praticamente in cuffia” Whole Lotta Love con il riff di Page che mi graffiava le orecchie a secchiate di watt …
Non voglio fare commenti o complimenti al post del tuo amico, perché come lui sono passato dalle forche caudine del “brutto male”. Come lo definiva mia madre. Prima con il mio babbo e due anni dopo con mia madre.
Solo chi ci è passato sa come ci si sente combattuti tra il trattenere un pezzo di se, o lasciarlo tranquillo. Lo sguardo di chi ti dice, mi curo per vivere un po’ di più, non perché ho paura di andare “nella stanza accanto” (L’Amore non svanisce mai di Charles Peguy), ma perché non voglio vederti triste.
Ma tanto per darsi un tono…. visto che l’aria si è fatta un po’ pesante.
La settimana si preannuncia pesante come la scalata delle tre cime di Lavaredo su cui è stato disperso un carico di letame… ma se le difficoltà ci fanno sentire vivi: cazzo come mi sento vivo e in forma!
Le tue foto di oggi e anche quelle di ieri che non ho potuto commentare, mi hanno divertito molto, non perché mi sembrasse di sfogliare un “bestiario”, quanto nel vedere la folla tutt’intorno. In particolare le signore che guardavano i “manzi” incredule, pensando – dal loro punto di vista – allo spreco e a …..
Remember “Shit happens!”
Coraggio Bro, la vita è bella: l’importante è evitare di cacare su un ventilatore acceso ….
dipende da chi c’è davanti…. l’importante è essere dietro! 😉
tu hai studiato in profondità la fisica della cavitazione dello sterco, eh?
Master all’MIT e libero dottorato in dribling e schivatura del guano!
La forza delle parole,,anche fuori contesto o apparentemente a casaccio, e anche del non detto, spesso più rumoroso delle parole stesse.
Il tuo amico ha qualcosa da dire e usa le parole e i silenzi come un cesello. Direi che mi è piaciuto quel post, se questa parola non fosse poco adatta al contesto.
Buona vita per questa settimana 🙂
Buona vita anche a te!
PS: come proseguono gli allenamenti con la palla? nel senso l’hai tirata fuori dal bagagliaio della macchina da quando l’hai comprata? 🙂
Sì! E l’ho pure usata, per ben due mattine di seguito 😉 La ginnastica da camola è p-e-r-f-e-t-t-a!
… solo grazie
🙂 un abbraccio
Il post del tuo amico lo leggo più tardi, merita tempo e attenzione.
E riguardo alle tue splendide fotografie, io sono certa che le persone siano felici di riceverle, fai una bella cosa a regalarle caro Mau!