Un paio di giorni fa ho letto sulla BBC che il Governo Somalo ha proibito le celebrazioni natalizie “warning that such Christian festivities could threaten the nation’s Muslim faith” (avvisando che le festività Cristiane potrebbero mettere a rischio la fede Mussulmana della nazione).

I cittadini stranieri possono celebrare il Natale nelle loro abitazioni private, ma qualsiasi manifestazione pubblica, in alberghi o ristoranti, o locali comuni è severamente bandita.

La Somalia, formatasi nel 1960 dall’unione tra l’ex colonia Italiana e il protettorato Britannico, ha vissuto non più di una dozzina di anni negli ultimi 60 in una situazione di relativa calma: nel 1969 un colpo di stato guidato da Muhammad Siad Barre ha assassinato il presidente Ali Schermare e dichiarato uno stato socialista.

Nel ’91 Siad Barre viene deposto dai capi clan “Signori della Guerra”, e inizia un ventennio di caos totale, caratterizzato anche dal fallimento della missione UN di pace a guida Americana (un’idea realistica di quel momento è offerta dal film Black Hawk Down). Un primo tentativo di accordo viene sancito nel 2000 nella riunione di Djibouti (uno dei paesi che vado a visitare nei prossimi mesi, tra l’altro), ma è solo nel 2002 con il supporto Etiope che l’Unioni delle Corti Islamiche catturano Mogadishu e articolano un periodo di transizione della durata di 8 anni per arrivare alle prime elezioni nel 2012.

Un’aspettativa di vita intorno ai 50 anni per i 10 milioni di abitanti, la costante presenza delle milizie Al-Shabab, ora addirittura in contrasto egemonico con IS, l’indipendenza dei due territori del Nord (Somaliland) e dell’Est (Puntland), e una continua situazione di violenza tale addirittura da costringere Medici Senza Frontiere a chiudere la presenza nel paese nel 2013, sono i problemi accanto ai principali della fame e della sete e della ricostruzione del Paese.

Non mi può scappare l’ironia che sia quindi certo, con questa storia alle spalle, che il Natale sia il problema di cui occuparsi, visto che può mettere a rischio la solidità della fede di chi ha visto la gente ammazzarsi per cinquant’anni.

Foto? Nulla di Somalia e di Mogadishu, ma molto più semplicemente stamani alle 6, nella nebbia mentre raccontavo a Nyla la storia della Somalia …

  

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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