Nella nebbia che avvolgeva la stazione della Metropolitana ho immediatamente riconosciuto il basco del Comandante Piero, rimpianta guida delle Brigate Yolanda, che si è battuto accanitamente contro la Merlin e per il trionfo del salume insaccato contro la tirannia apostata che non ne riconosce la superiorità alimentare.
La missione di oggi ci ha portato tra le nebbie della Bassa, a Castelletto Piacentino, per prendere una preziosa galatina di cappone che il Maestro di Salumi, al secolo Ambrogio Saronni ci ha preparato. Capace norcino, di tradizione ormai quasi secolare, l’Ambrogio prepara la galatina disossando accuratamente il cappone, e unendo carni di vitello e prosciutto cotto con pistacchi e tartufi: il tutto viene poi tenuto assieme dalla pelle del gallo castrato, messo a sobbollire per ore e lasciato raffreddare sotto pesi che ne eliminano l’acqua in eccesso.
Un roba che porta all’orgasmo alimentare.
Il percorso di andata, visto un incidente sull’autostrada, ci ha visto tagliare tra le strade delle nebbie perenni, con il fido Navigon che mi faceva da guida virtuale a capire dove ci fossero le curve, visto che non si vedere una beata fava: la discreta pronuncia inglese di posti come Maleo e Poggibonsi ha riscosso la velata critica del Piero, purista dell’italiano, soprattutto di quello masticato e bevuto.
L’Ambrogio ha delle mani più grosse delle mie, e penso abbatta i capi per il macello con delle semplici sberle.
Ha mondato il crimine di non aver più salami stagionati (“E van via che non si vedono!” è stato il suo commento), aprendo una bottiglia di Gotturnio per farci confermare la qualità della galantina e di un altro fresco che grugniva ancora. È stata la fine dei miei propositi di moderazione, dopo solo poche ore dalla solenne promessa di astensione da cibo e da vino.
Foto? Ho scattato poche immagini sulla pellicola, e qualche cosa con l’iPhone per il contesto …
Sbav.
🙂
Caro Mau, qui ci sono un paio di piccoli errori: è Castelvetro e non Castelletto; poi fai attenzione, nel piacentino il partito ha attecchito poco e male; qui ormai è terra di Lega.
mi cospargo il capo di ciccioli: “Castelvetro” è una correzione ortografica automatico-maledetta, e non me ne sono accorto.
Sul tramonto del PCI nella bassa mi devo consolare solo con le letture di Guerreschi, lo so … tristezza 😦
Compagno, ma com’è che ti perdi nel piacentino e trascuri Cavriago?
Visto che sei “nelle spese”, come si dice da queste parti, prima di fare nuovi fioretti vegetariani, vieni un po’ a provare anche il maiale reggiano.
Il 2 o il 5 gennaio, il Compagno Lenin è disponibile. E se ti affretti, anche il 30 dicembre.
Il 2 Gennaio potrebbe essere il momento politicamente favorevole … ti chiamo domani nel soviet!