Ho letto sia sul sito della BBC sia sul FT di oggi che la statua di Mao, eretta nelle campagne della provincia rurale dell’Henan, e inaugurata pochi giorni fa, è stata demolita.
Una robetta semplice, 37 e passa metri di altezza e dipinta in giallo-oro, che ritraeva il mio quasi-omonimo più famoso da seduto: pare, visto che parliamo dell’informazione in China il condizionale-dubitativo e censurato è d’obbligo, che la statua sia costata quasi mezzo milione di euro e sia stato frutto della donazione di “businessman” e di un gruppo di abitanti della zona.
Certo, i fautori del progetto avranno anche voluto ricordare gli insegnamenti del Grande Condottiero, e forse più le montagne di dollari che i nuovi ricchi hanno accumulato durante la recente “via Chinese al capitalismo“, ma qualcuno si sarà ricordato degli effetti nell’Henan del “Grande Balzo in Avanti”.
Il Grande Balzo Avanti (in chinese Dà you jan) è stato il piano economico stabilito da Mao e approvato dal Partito Comunista Chinese dal 1958 al 1961: l’obiettivo era quello di trasformare un paese denotato dall’agricoltura rurale in una società socialista industrializzata e collettivizzata sotto una attenta pianificazione centralizzata. Le coltivazioni private vennero abolite e condannati come contro-rivoluzionari i contadini che per fame la praticavano, e una costante educazione e ri-educazione venne imposta per condurre il popolo verso la modernità.
Fu un disastro drammatico, denotato da coercizioni, terrore e violenze sistematiche nei confronti della popolazione. Fu la fame. Fu la Grande Carestia Chinese. Le statistiche ufficiali della RPC sanciscono un “incremento di 18 milioni di morti” come diretta conseguenza del piano economico, altre fonti decretano invece un numero di vittime tra i 23 e i 40 milioni di morti, per fame.
Quindi non stupisce che a qualcuno, giù nell’Henan siano girati i coglioni e la statua l’abbiano fatta tirar giù in un attimo (vedi qui immagini e commenti su un social network Chinese)
Foto? In qualcuno dei miei viaggi a Shanghai e Beijing, qualche Mao l’ho fotografato …
Che siano girate un po’ le palle, dico, è forse riduttivo.
È atavica l’idea del suo volto centrato da un guan dao.
Dentro, la forza della disperazione passata; fuori, l’impassibile censura dei volti.
Da parte mia, carissimo, un grazie.
Grazie per avermi accompagnato con i tuoi bellissimi racconti e resoconti per un anno intero.
Grazie per avermi fatto viaggiare, per avermi condotto in un mondo che è così grande. Così vario.
Grazie per ogni tua riga.
Con il vuoto di Beria che non morirà mai. Con il sorriso per Nyla che non potrà colmare ma, sicuramente, aggiungere.
Sarò felice di leggerti anche nel nuovo.
Per te. Per Beria. Per Nyla. Per la tua città, quella che porti dentro.
Fyah fyah – selah sue
Grazie, sei un grande! Un abbraccio