Ho stranamente una serie di ricordi che mi si rimuovono ogni 14 di Febbraio: particolari e coincidenze che hanno marcato i neuroni e ogni volta riaffiorano in un ribollire che, con l’avvicinarsi dei 60, stanno diventando un misto tra stracotto e cassoela.
Poche cose legate al Valentino romantico, anzi for se nessuna. Ricordo una rosa ricevuta per strada e poi fatta essiccare dalla persona cui l’avevo regalata, ricordo una coda interminabile per uscire da un posto dove ero entrato per sbaglio. Ricordo più che altro il St. George Hotel di Beirut.
Avevo incontrato Rafic Hariri il 15 Dicembre del 2004, e con le strane casualità della vita mi ero trovato ad intervistarlo, perché ero “l’unico che aveva studiato storia e politica” nel grappolo di persone che sei erano riunite con lui e con un’altra secchiate di personalità in un convegno in Medio Oriente.
Umili origini in una famiglia Sunnita Libanese, Rafic dopo la laurea a Beirut va a lavorare nel 1965 in Saudi Arabia dove tenta prima di insegnare e poi di fondare una piccola impresa di costruzioni che presto fallisce. Entra nella compagnia francese Oger e riesce a farsi notare dal re Khaled, dando pilo via alla sua fortuna.
Filantropo o volpone, corruttore o innovatore, politico o miliardario: troppo difficile dare contorni definiti in questa complessa fetta di mondo. Di sicuro riesce a portare una moderata stabilità (e i dollari Sauditi) al Libano. Quando l’ho incontrato aveva dato le dimissioni (nell’Ottobre precedente, ma vado a memoria e potrei prendere una cantonata). Ringraziandolo per l’ora che mi aveva dedicato avevo ricevuto il suo invito ad andare a trovarlo a Beirut per continuare la chiacchierata.
Il 14 Febbraio 2005, esattamente due mesi dopo l’incontro, 1800 chili di tritolo nascosti dentro un’auto esplosero mentre passava con la sua scorta davanti all’Hotel St. Geoge, uccidendolo insieme ad altre 20 persone. Mi è sempre rimasta la curiosità di cosa gli avrei potuto chiedere ancora.
Foto? Un mercato ricreato, che sembra poi così stranamente reale, forse perché il modo qui una volta usciti dai lustrini delle megalopoli è ancora lo stesso …
Perché ricreato il mercato?
Folklore locale: dieci giorni di manifestazioni (vedi il post di un paio di giorni fa)
Ha ecco. Grazie