“C’è quel tipo che vende fotografie che è un po’ matto e non parla mai con nessuno” mi dice Diana, che mi sta guidando alla scoperta di una Lisbona più nascosta e vissuta con una camminata di una quindicina di chilometri sulle salite dei barri, “ma ha delle elaborazioni interessanti. Pare sia stato anche un po’ di volte in prigione per strani commerci, prima di dedicarsi alla vendita di immagini, qui difronte al Caffè A Brasileira, che tutti chiamiamo Cafè Pesoa“.
Mi avvicino, ci guardiamo. Io grosso, lui barbuto. Un misto linguistico interessante ci fa comunicare.
“Sai che questa immagine l’ha scattata Korda [Alberto Díaz Gutiérrez], con una Leica M3″ gli dico prendendo un Che Guevara. “E tu come fai a saperlo, c’eri?” mi risponde con una logica pratica che non fa una grinza dopo essere stata accuratamente stirata e inamidata. “No ma mi piace la storia e mi piace ricordarla con alcune immagini che ne sono diventate il simbolo”.
“Ah, qui ho le foto della Rivoluzione” mi dice. “Si, lo vedo, la Rivoluzione dei Garofani, del 25 Aprile 1974, e prima che tu me lo chieda io non c’ero ma avevo 15 anni e mi ricordo le immagini trasmesse dai telegiornali di tutto il mondo”. “Bene, allora capisci perchè dopo le foto della rivoluzione ho quella delle donne” mi dice, indicandomi un numero di famosi scatti stampati e appesi con delle piccole mollette a tre fili di corda che rappresentano il suo negozio.
“No, amico mio, non lo capisco ma lo apprezzo” gli rispondo mentre Diana scuote la testa sorridendo sorpresa e mi sussurra che in cinque anni che passa qui davanti non l’ha mai visto parlare con nessuno, “ma posso farti una foto io invece?”
“Mi paghi poi un caffè?” mi risponde. Si, gli ho pagato il caffè, e sono andato anch’io a bermelo da Pessoa, ricordando gli artisti che in un’epoca meno affollata di turisti venivano qui a discutere per ore.
Foto? Oggi, in giro a chiacchierare per Lisbona …