Passato dal parcheggio nella shopping mall che è sotto la mia abituale miniera qui ad Abu Dhabi, ho incrociato un folto gruppo di donne in abaja, ovviamente nera. Mi è scattata la citazione musicale e Mick Jagger ha cominciato a risuonarmi nella memoria:
I see a red door and I want it painted black. No colors any more, I want them to turn black
I see the girls walk by, dressed in their summer clothes. I have to turn my head until my darkness goes
“Paint It Black” è uscito come singolo nel Maggio del 1966, dopo essere stato registrato l’8 Marzo di quell’anno negli RCA Studios in California, ed è stato accolto positivamente sia in US che UK, arrivando in cima alle classifiche. Il testo canta del disagio e della depressione, usando il “vedere nero” come metafora nel cambiamento dei colori verso la tonalità uniforme che assorbe tutta la luce.
In alcune interviste Mike ha anche sostenuto un’ispirazione dall’Ulysses di Joyce, e devo dire che gli incontri peripatetici di Leopold Bloom sono qualcosa che ognuno di noi dovrebbe aver letto o leggere e non solo come manifesto della letteratura modernista.
Ovvio poi che, preso dall’enfasi della citazione, sia arrivato davanti a Cafe Nero (il mio pusher di cappuccini la mattina, in assenza di uno Starbucks sulla traiettoria letto-piccone), e per squisita coerenza abbia cambiato il mio ordine in un “Black Americano” che ha turbato la continuità della storia per i tre ragazzetti in servizio stamani.
No more will my green sea go turn a deeper blue, I could not foresee this thing happening to you
If I look hard enough into the setting sun, My love…
Foto? Ho bisogno di colore: qualche scatto dalla pellicola (Kodak Portra 160) fatto a London qualche settimana fa, in un weekend totalmente ciclistico …
Si, certo che il brano ve lo faccio sentire …
Brano bellissimo!
Ma che ne dici di questo?
Il mood mi pare più o meno analogo e poi adoro la voce di Eddie Vedder.
Ah, se non ci fosse la musica…
Primula
Un mito!
Hai ragione, non ci fosse la musica ….