È stata la prima cosa che ho fatto, dopo aver confermato il volo che mi porterà a New York.
Componendo lo 001-212-661 5018 che ho usato tante volte in questi ultimi 40 anni, mi aspettavo di essere accolto dal suo becero “Pronto” seguito immancabilmente da una lunga, articolata e creativa bestemmia.
“The number you dialed is not in service“.
Ho realizzato solo in quel momento che, nella posta che si accumula in Italia, non c’era la sua lettera di natale né quella di primavera, scritta rigidamente a macchina e con quei dettagli aggiunti a pennarello che erano il suo marchio. Con le sue follie, le sue idee, le sue fotografie e i suoi adesivi. Con le sue piantine disegnate magistralmente.
Ho digitato il suo nome dentro la finestra di Google, sapendo quello che avrei trovato. Carlo se n’è andato l’anno scorso.
È andato a far da guida con quella cazzo di sua scassatissima macchina in qualche girone dell’inferno, per chi vuole vedere la realtà di quel posto. Non ci saranno più le nostre fotografie, le nostre gare di insulti, le nostre polemiche sul taglio della carne da ordinare e sulla parte delle cipolle crude da mangiare. Non ci saranno più quelle cassette della frutta in plastica che usava come archivio, ne la pila di piatti, cartoni e sacchetti sporchi in un angolo cottura che faceva impressione sulla 46esima dove abitava.
Non ci sarà più New York senza te, Carlo. Mi aspetto però di trovare un tuo RIP sui muri del Bronx, che tu sia (certamente) dannato!
Foto? Ti son venuto a trovare con Camilla nel Marzo del 2007 ed eravamo andati a 5 Pointz, e lasciando l’auto tu hai messo un sacchetto di plastica sopra il parchimetro …
… Un abbraccio
Dovrei rispondere con un bestemmione per ricordare Carlo …
Capisco! Sono i ricordi migliori
Fai come se avessi tirato una saracca composita! :)))
Fatto!
Un giorno ti racconto come ci si saluta per strada dalle mie parti (diciamo le vecchie generazioni). Così ci si ricorda anche, bestemmiando e tirandosi dei “cancri”, ma solo coi veri amici
Ho passato, da piccolo, 4 o 5 anni a Bologna e il “che te vegnen un cancher” mi risuona ancora nelle orecchie ….
🙂 ben augurante
C’è tristezza e rabbia nelle tue parole, Mau. Si sente che ti mancherà qualcuno di importamte per te.
Un abbraccio forte.
Primula
Me lo vedo ancora, guidare quella sua auto e andare a bere birra con le bande di motociclisti del vecchio Bronx, per poi portare i resti della cena al garagista di fronte a casa per poi bestemmiare la sua gioia di vivere mentre saliva le scale che si affacciavano su un centro massaggi frequentato da ebrei ortodossi … se n’è andata con lui una parte della mia vita passata a New York. Adesso vado a cercatmi qualche foto scattata con lui …