Sin da quando hanno inaugurato la loro performance al Briar Street Theatre di Chicago ho religiosamente rinnovato la tradizione di assistere ad almeno una loro performance all’anno, ma è un bel po’ di tempo che manco dal suolo Americano: finalmente stasera c’ero di nuovo, nelle file subito alle spalle delle poltrone “poncho-seats”, così chiamate dal telo di plastica che devi indossare per proteggerti dagli schizzi di vernice usata durante lo spettacolo.
Blue Man Group si è formato a New York nel 1991 tra tre amici, freschi di college, che hanno cominciato ad esibirsi in vari locali off-Broadway, fino ad affittare un loro spazio. Ad oggi oltre 35 milioni di persone hanno assistito alle loro geniali trovate come le percussioni su tubi di pvc o i tamburi dove vengono versate vernici colorate e poi illuminati dal basso mentre le percussioni ritmano la performance.
L’ossatura dello spettacolo è inalterata (avrò assistito a quasi una decina di performances, trascinandoci amici e colleghi), qualche aggiornamento al susseguirsi degli atti è comunque piacevole (ad esempio in 25 anni si è passati dai cartelloni a “mega-iPhone”), qualche rimpianto per la mancata esecuzione di “White Rabbit” allo xilofono in pvc (un classico) e al finale con le cascate di carta, che non è più TransCentral dei KLF ma un brano auto-prodotto: insomma, sempre da vedere.
Foto? Non si possono – al solito – scattare immagini durante la performance, quindi eccovi un po’ di blu, e un po’ di (bel) rosso in alcuni dettagli di New York …
Ovvio che vi faccia vedere di che sto parlando …
Avevi portato anche me una quindicina di anni fa ed ero rimasto strabiliato.
Anni dopo, in occasione di un viaggio a Berlino con la famiglia, ci ho portato anche le figlie. Peccato solo che i cartelloni in tedesco per noi erano illeggibili.
Aspetto sempre che organizzino uno spettacolo a Londra o altro posto, ma comunque in inglese.
Grazie Mau.
Un abbraccio, bro!
Mi sembra notevole. Dal vivo dev’essere spettacolare
Buona e divertente energia!