Mashal Khan era uno studente nell’Università di Maradan, nel distretto del Khyber Pakhtunkhwa, in Pakistan, sulla strada che collega Islamabad con Kabul attraverso il passo del Torkham. Pochi giorni fa è stato linciato da una folla di suoi coetanei, che frequentavano gli stessi suoi corsi di giornalismo.
L’accusa che gli è stata mossa, e che gli è valsa la morte, è di blasfemia. La polizia ha chiuso l’università, e arrestato diverse persone, ma Mashal va a rinforzare la statistica delle persone assassinate in Pakistan sotto la giustificazione di aver “insultato l’Islam”.
Le leggi che sanciscono e puniscono le offese alla religione hanno un’origine nell’India coloniale, intorno al 1860, e rinnovate poi nel 1927, “.. the law enacted by the British made it a crime to disturb a religious assembly, trespass on burial grounds, insult religious beliefs or intentionally destroy or defile a place or an object of worship. The maximum punishment under these laws ranges from one year to 10 years in jail, with or without a fine [BBC] … “.
Il Pakistan ha ereditato l’impianto legislativo, ma poi l’ha inasprito negli ultimi decenni, a partire dal 1980 e arrivando – con le modifiche e integrazioni del 1982 e 1986 – a decretare la pena di morte per aver violato la sacralità del Corano, insultato il Profeta o messo in dubbio l’Islam e le sue prescrizioni, aggiungendo anche un vasto numero di casi nei quali il “crimine” è definito.
La National Commission for Justice and Peace (NCJP) riporta che – a partire dal 1987 – 633 Muslims, 494 Ahmedi (religione “a base Islamica”, diffusa soprattutto nel Punjab), 187 Cristiani e 21 Indù sono stati condannati per blasfemia.
Ma cosa ne pensa la popolazione? Quando – nel 2011 – Salman Taseer (Governatore del Punjab), convinto abrogazionista delle leggi di cui abbiamo parlato, fu ucciso insieme alla sua guardia del corpo, oltre la metà della popolazione ha definito il suo killer come un eroe. Una proposta di legge fu presentata, nel 2010, per riformulare e ridurre le leggi contro la blasfemia: presentata e supportata da un membro del partito di governo Pakistan People’s Party (PPP), Sherry Rehman, la proposta fu votata in Parlamento ma poi ritirata nel suo corso per la pressione delle organizzazioni religiose.
Foto? Gli occhi di un Turi (tribù Pashtun che vive in Pakistan nella valle della Paktia, poco più a sud della regione del Khyber dove Mashal è stato linciato): ho incontrato quest’uomo nel 2015 (leggi qui il racconto) e mi parlava con orgoglio delle sue figlie, amate, rispettate, fatte studiare, e ora indipendenti …. c’è sempre una speranza di cambiamento.
Imagine there’s no heaven
It’s easy if you try
No hell below us
Above us, only sky
Imagine all the people living for today
Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion, too
Imagine all the people living life in peace
You…
Imagine ….
Il cambiamento ci sarà per forza, inevitabile, questione di tempo, ci scapperanno tante vittime, ma il cambiamento ci sarà. Cattiveria abbinata a idiozia, quelle resisteranno eterne, cambieranno soltanto bandiera, aggiornata.
Che inferni!…
Già …. 😦