Stamani erano da poco passate le 6, e stavo guardando le ultime gocce di espresso cadere nella tazzina a conclusione di una lunga telefonata che avevo appena avuto con Singapore, quando Nyla mi ha raggiunto nella cucina/home-office.

Il suo sguardo in-canava (neologismo, più corretto di “incarnare” se riferito ad un cane) la quintessenza del risveglio: sbadigli, stiracchianti e grattata dell’orecchio con la zampa posteriore. Poi mi ha guardato con un’espressione che solo i Pastori Tedeschi sanno trovare, sembrava mi volesse dire “Lo so che te ne stai per andare, Carry me with you“. Mi è scattata la citazione musicale in automatico …

How you’re always flowing, blowing in my mind
Like a stream, these magic waters move me to a dream
Of travelling with you, drifting carefree, dropping downward through fresh grasses
Bubbles merrily as it passes, never knowing where you’re going
Carry me with you, carry me with you!

In The Land of Grey and Pink“, il terzo album dei Caravan,composto durante il 1970 e pubblicato nei primi mesi del 1971. Un’accoglienza abbastanza tiepida da parte del pubblico, e qualche difficoltà nelle vendite, provocarono malumori nel gruppo terminati con l’abbandono di David Sinclair, tastierista del gruppo, che suona una suite di 22 minuti all’organo nel lato B del vinile originale, “Nine Feet Underground“, un capolavoro a mio avviso.

Oggi “In the Land” viene visto come il più significativo disco della “Scuola di Canterbury”, il rock-progressivo che arrivava dalla cittadina del Kent. Ovvio che l’ho selezionato subito dalla libreria, mettendomelo come sottofondo in una mattina di Agosto silenzioso.

Foto? Forse ho qualcosa di Canterbury, scattato con una Yashika 4×4 che mio padre mi aveva prestato quando, a 14 anni, mi aveva spedito nel Somerset a lavorare come cameriere in un ristorante di Frome, piccolo paesino agricolo, ma stiamo parlando di roba sepolta in cantina da decenni. Fatemi recuperare un “in the land of grey and green”, con un rosmarino profumato davanti a casa di Sergio e Renata …

 

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

3 Comment on “La terra del Grigio

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