Non bisogna scomodare Vitangelo Moscarda (Pirandello, per chi era fuori dalla classe nell’ora di lettere, a fumarsi una sigaretta) per pensare di essere, talvolta, un po’ a disagio in una città dai confini limitati che ospita 7 milioni e mezzo di individui.

Si, Hong Kong non raggiunge le densità’ delle megalopoli asiatiche, e confrontata con i 33 milioni di abitanti che censisce Tokyo, i 17 e passa contati a NY, a Sao Paolo e a Seoul, sembra quasi un paesino delle Valli Bergamasche che ha sostituito il “pota” con 唔該 (mm-goi, “sorry“, per chi era fuori dell’istituto di lingue orientali a bersi un cappuccino, mentre si spiegava la fraseologia Cantonese).

Esiste comunque un tradizione più forte per la “confort zone” rispetto alla China per esempio. Un’amica a Shanghai mi spiegava che il modo di fare di alcuni anziani nell’accaparrarsi una sedia libera nella metro, sgusciando e facendosi largo tra la densa folla, era frutto di vecchie paure e fami: qui pare forse l’esperienza coloniale abbia lasciato una traccia comportamentale meno disperata.

Foto? C’e’ comunque – spesso – una ricerca di solitudine, e la Signora Tedesca a Telemetro ce la mostra …

It's been over 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, always carrying with me a Leica M camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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