Non bisogna scomodare Vitangelo Moscarda (Pirandello, per chi era fuori dalla classe nell’ora di lettere, a fumarsi una sigaretta) per pensare di essere, talvolta, un po’ a disagio in una città dai confini limitati che ospita 7 milioni e mezzo di individui.
Si, Hong Kong non raggiunge le densità’ delle megalopoli asiatiche, e confrontata con i 33 milioni di abitanti che censisce Tokyo, i 17 e passa contati a NY, a Sao Paolo e a Seoul, sembra quasi un paesino delle Valli Bergamasche che ha sostituito il “pota” con 唔該 (mm-goi, “sorry“, per chi era fuori dell’istituto di lingue orientali a bersi un cappuccino, mentre si spiegava la fraseologia Cantonese).
Esiste comunque un tradizione più forte per la “confort zone” rispetto alla China per esempio. Un’amica a Shanghai mi spiegava che il modo di fare di alcuni anziani nell’accaparrarsi una sedia libera nella metro, sgusciando e facendosi largo tra la densa folla, era frutto di vecchie paure e fami: qui pare forse l’esperienza coloniale abbia lasciato una traccia comportamentale meno disperata.
Foto? C’e’ comunque – spesso – una ricerca di solitudine, e la Signora Tedesca a Telemetro ce la mostra …