Non si può comprendere un tifone se non te ne è mai passato uno sulla testa.

Sono cazzi.

Cazzi amari (e bagnati), ve lo garantisco.

Typhoon, Hurricanes, Cyclones sono tre nomi diversi – a seconda della collocazione geografica – per lo stesso fenomeno metereologico: una tempesta tropicale. L’aria viene riscaldata dal mare, e sale fino a raffreddarsi, per essere poi spinta verso l’esterno da nuove correnti calde. Una sorta di “Master Chef” naturale, dove la pentola bolle e il vapore scende a lato, ma di proporzioni enormi. I risultati uccidono e devastano.

Il vento viaggia tra i 150 e i 200 chilometri orari, vien giù acqua come essere sotto un idrante anti-incendio, e l’oceano sale di metri, spinto dai venti e dalle correnti. Se esiste un fenomeno naturale che può da solo rappresentare l’Apocalisse, questo è il tifone.

Il rumore di un tifone è qualcosa che ti rimane dentro, come l’odore del sangue. Per sempre.

Quando ho visto che la traiettoria di Manghkhut attraversava Hong Kong, ho mandato un messaggio ad Alex.

“Tira vento? All good?”

Lo conosco da quasi vent’anni: un birra a Trinidad, e un piatto di gamberoni nel Barrio Viejo di Panama, mentre si parlava delle leggi locali, e della complessa situazione di un posto che puzzava di evasione e money-laundering come un biglietto da $100 ingerito da un pesce in decomposizione. Un’amicizia dettata dall’amore per la vita, più che dall’impegno professionale.

L’ultima volta che l’ho visto era a prua di una Dragon Boat e scandiva un ritmo da (mio) infarto al miocardio, mentre insieme ad un’altra ventina di forsennati pagaiavamo come non ci fosse un domani, in una serie di sprint-races nella Baia di Stanley.

“Tira vento?”. “Fuck you, Mau, HK has shut down!“. “Ma come, niente giro in canoa stamani?”. “Next time you’re on my boat, I’ll remember your sarcasm“.

Foto? Qualche mese fa ad Hong Kong …

 

 

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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