Sono giorni che volutamente mi astengo da qualsiasi labile riferimento politico, dal risultato elettorale in poi, ma vi confesso la mia sofferenza: ho assistito prima allo strapotere dell’apparato (primarie) poi a delle elezioni già vinte dove, con una autentica campagna elettorale suicida, la sinistra si è portata ad una situazione di stallo.
Invece di cercare un piano d’intesa con chi, comici e insetti a parte, ha comunque portato innovazione, si è cercata l’alleanza col diavolo e il gioco del voto. Non contento di ciò, il gruppo dirigente del partito ha lanciato una discutibile candidatura “di coesione” (col Caimano? mah), per poi bruciare Mortadella Man per vecchie invidie e dissapori. Peggio si poteva fare? No.
Questa sera ero in macchina, ho ascoltato in diretta il discorso di Giorgio Napolitano, entrato in parlamento a 28 anni, militante del Partito Comunista e, lasciatemelo dire, gran brava persona. Ha parlato con una durezza, con una passione, con una emozione che pochi sanno esprimere. Cazzo, mi ha quasi commosso e ogni tanto non comprendevo i numerosi applausi che lo interrompevano, visto i suoi strali rivolti a chi si sedeva nell’emiciclo dinnanzi a lui.
Più il nostro Presidente ci offriva un sincero spaccato della pochezza della classe politica che ci eravamo eletti, ci siamo eletti, più l’applauso era scrosciante. Facce da mercanti. E mi scuso soprattutto coi mercanti, e con quella parte dei nostri rappresentanti animati da fede, da desiderio di fare, di servire una bella nazione.
Immagini di oggi? “Facce da mercante“, veri mercanti, ritratti nel sabato mattina di Burogh Market, a London …