Abbiamo raggiunto a piedi il palazzo del Tokyo Metropolitan Government, dove avevamo l’appuntamento con le nostre guide: due arzilli pensionati, volontari, con la passione per la lingua italiana e per l’offrire supporto (totalmente gratuito) ai turisti che visitano la città.
Ci siamo imbucati nella stazione della metro di Tocho-mae, e siamo emersi in quella di Kuramae dopo un tragitto di una mezz’ora. Per raggiungere il Tempio Sensouji abbiamo costeggiato il fiume e l’area dove tra un paio di giorni sbocceranno i ciliegi, nell’aspettativa e nella felicità più generale. La nuova Skytree, inaugurata un paio d’anni fa, è alta 634 metri, e mi hanno spiegato la pronuncia di 6-3-4 ha lo stesso fonema usato qualche centinaio di anni indietro per chiamare Tokyo: insomma una densità simbolica alla quale ho risposto con un “ah si?” mentre tentavo di proteggermi dalla pioggia usando il potere della bestemmia.
La Nakamise Avenue ci porta davanti al Tempio Sensouji. Ricostruito nel dopoguerra, è comunque meta di pellegrinaggio religioso e turismo “selfie” intensivo. Si, lo scatto, autoscatto, scatto con gli amici è comunque un must, e io mi son invece divertito a scattare una foto a chi scatta una foto.
La previsione per la fioritura dei ciliegi, seguita come sacro evento nazionale, è per le prossime 48/72 ore: c’è comunque qualche bocciolo che vuol fare il ganassa a tutti i costi ed è partito in anticipo, e si becca qualche migliaio di watt di flash e qualche tuono di scatti dalla popolazione e dai turisti in trepidante attesa.
Visitato il tempio, e proseguito per le vie di Asakusa, ma questo ve lo racconto domani, compreso il concetto religioso di fortuna e sfiga. Foto? Beh, non aspettatevi le classiche cartoline, ovvio, ma la street life ….
Dalle mie parti i ciliegi – la varietà “Bigareau” – sono già fioriti, avvolti da un salmodiare di bestemmie a mo’ di mantra tibetano, per scongiurare la gelatura notturna che distrugge sul nascere il frutto.
Sono molto poco filosofi da queste parti. Il fiore è lo stato embrionale del “grano”,
In compenso si vedono comparire le prime cataste di cassette per la raccolta delle ciliege, manco fossero strani cactus postmoderni.
Differenze culturalu, neh? 🙂
Mi impressionano un po’ quei dolci tutti incellofanati… ma insomma per vedere i ciliegi in fiore questo ed altro 😉
Sono quelli in cera per esporti all’ingresso dei ristoranti: i ciliegi, beh, aspetta le foto che pubblico alle 15 😉