360 Saudi Riyals, 200 Kuwait Dinars, 65 Omani Riyals, 120 Qatari Riyals, 550 Emirati Dihrams e frattaglia assortita di pannocchie Yemenite (non mi ricordo come si chiami la valuta), lire Libanesi, Pounds Egiziani, sa-dio-che Jordani … Mi son tenuto solo un paio di banconote Libiche con ancora l’effige del Colonnello come ricordo della mia uscita tempestiva da Tripoli prima che i cazzi si facessero amari e una banconota di Saddam che penso di aver raccolto per terra a Bassora.

Cambiato tutto in Dollari Statunitensi che dovrebbe essere una valuta comunemente accettata dai taxi che andró a prendere in Centro America tra qualche settimana. Decisamente sto smobilitando dal Medio Oriente, con l’intenzione di non metterci più piede.

Stasera Angelo e Alice, dinnanzi ad un succo di frutta da Wafi Gourmet, sotto le fontane del Burji Khalifa, mi hanno chiesto che cosa mi mancherà di Dubai. Ho premesso che la mia sovra-esposizione professionale, durata 13 anni, dal 1999 a oggi, 2012, non mi concede alcun rimpianto

Anzi, il mio livello di toleranza è sceso al fastidio. Era proprio tempo che mi cavassi dai coglioni.

Temo non mi mancherà proprio nulla.

No, non è vero. Mi mancherà il ricordo di quando questo posto era una scoperta, e andavo a correre su spiagge deserte la mattina d’inverno con una temperatura fantastica. Mi mancherà lo sguardo sorpreso delle bambine beduine che osservavano incuriosite la Cami giocare a mondo sulla sabbia di Ras Al Jinz dove le tartarughe di mare nidificano a migliaia.

Mi mancherà la felicità dei ragazzir pakistani al mercato del pesce di Deira quando stampavo le loro fotografie e potevano spedirle alla famiglia a casa e mi dicevano che avrei dovuto essere loro ospite a Peshvar e sentire il profumo del montone arrostito. mi mancherà arrivare alla foresta di acacie nella Musandam Peninsula, arrampicarmi sulla Stairway To Heaven (si, la montagna si chiama come la canzone immortale dei Led Zeppelin) e vedere le navi attraversare lo stretto di Hormuz e l’Iran davanti a me.

Mi mancherà la Cattedrale della Hota Cave, nei Monti Hajar, chiamati anche il Serpente Verde, dove stalactiti e stalagmiti ti offrono uno spettacolo quale quello di un maestoso organo a canne e io cantavo “Ed era un piccolo naviglio” facendo lacrimare dal ridere la Cami e la Mc.

Game over, il 747 che stanotte mi porta a Londra ha una bel cargo di ricordi, ma nessun rimpianto.

Oggi mi son concesso un divertente farewell party dove eccedere era d’obbligo. In tutto.

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It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

4 Comment on “Pulizie di Pasqua

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