Ho inforcato Black Honey, la mia bicicletta single-speed, e ho percorso velocemente i kilometri per arrivare fino al Borgo di Chiaravalle, le poche case che sorgono vicino all’Abbazia monastica cistercense del XII secolo. Adoro pedalare, vivessi in un posto dove poter usare la bicicletta senza il rischio di venire ucciso dalle auto, la utilizzerei come mezzo di trasporto principale, alienando il generoso parco di motori a scoppio che invece ora mi circonda (devo ricordarmi di vendere le moto, anche).

L’occasione è una sorta di sagra/festa paesani-medioevale dove, a fianco di sagaci ricostruzioni storico-teatrali, una bella lunga lista di artigiani, oratori, cooperative, ONGs e micro-produttori a filiera cortissima (i pochi centimetri per stringersi la mano), hanno le loro bancarelle per far di una domenica autunnale una giornata anche socialmente e localmente utile.

Mi son fermato da chi (arrivando da un oratorio di Opera) realizza gioielli di arte povera con le cialde in alluminio della Nespresso, per poi passare ai feltri e le resine del bellissimo design di “Con Il Sole e L’Azzurro” (Associazione di Promozione Sociale), per indugiare a lungo dinnanzi a chi offriva formaggi stagionati in buche nella roccia, prosciutti insaporiti dalla bacche di ginepro, lardo alle erbe con pane caldo e altre amenità caloriche che hanno mandato in estasi le mie papille, e rimarcato con strenua coerenza la mia obesità.

Ha cominciato a piovere: sereno come una foca monaca cui sia stata garantita la sospensione a-divinis (pena sancita nel 1333 dal codice di diritto canonico, può essere applicata solo ai chierici, cioè ai membri dei tre gradi dell’ordine sacro – diaconi, presbiteri, vescovi – e vieta tutti o alcuni atti della potestà di ordine: ammirate lo sfoggio di cultura totalmente inutile), ho inforcato la bici per rientrare a casa.

Non ho i parafanghi, pioveva bello sottile e intenso (la pioggia che bagna) e le pozzanghere si chiudevano si di me come le acque del Mar Rosso sull’esercito del Faraone (oggi sono biblico-canonico, cazzo). Mi son bagnato anche fegato, milza e ventricolo destro.

Foto? Oggi ero in giro ancora con la pellicola, quindi le immagini ve le propongo tra qualche giorno: ho invece recuperato qualcosa di ciclisticamente bagnato nelle foto scattate ai primi di Agosto in Birmania …

cycling in the rain 4 cycling in the rain 5 cycling in the rain 3

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

13 Comment on “Cycling in the rain

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: