Non sono meteoropatico, ma queste settimane di pioggia che ci siamo subiti, prima di partire per aree equatoriali notoriamente umide e piovose, stanno cominciando a darmi un filo fastidio. Ho una serie di scarpe ormai annegate, una sensazione di umido addosso e un cane (Beria) che puzza come un cane bagnato.
Beria sostiene di avere pieno diritto al suo persistente odore ma, avendo conquistato anche quello di dormire in un tappetino accanto alla Cami di notte, ho notato che la figlia tende sempre a lasciar spalancata la sua finestra con qualsiasi temperatura per evitare di soffocare.
Dimenticavo: odiando anche gli ombrelli, ho tentato di evitarli il più possibile, ne ho comunque persi o dimenticati in giro per il nord-Italia almeno una mezza dozzina. Ci deve essere un’entropia galattica nell’insieme degli ombrelli persi, per cui il disordine oceanico dei parapioggia prima o poi assurge a mirabile ordine planetario e ci troviamo in un mondo parallelo basato sulle stecche e sul manico.
Sull’ombrello ho anche polemizzato con la Cami: deliziosamente (e cangurescamente) anglofona, la teen-ager (ancora per solo un paio di mesi) sosteneva che il “cazzillo” (il nottolo che tiene le stecche e scorre lungo il manico) in inglese si chiamasse “hub”. La mia opinione era invece che il maledetto aggeggio si chiamasse “runner”: la tenzone è finita su wikipedia, con il mio trionfo stavolta.
Mentre Cami invocava almeno la sconfitta ai punti, mi sono anche ricordato che The Hubs è il soprannome della squadra di hockey di Montreal: ovvio andare quindi a recuperare qualche scatto di una (soleggiata) domenica mattina di un paio di anni fa, nella ridente cittadina Canadese, facendo godere gli amanti del b&w ….
Perchè in una cittadina canadese ci sono scritte cinesi sulla merce?
Beh, siamo a Chinatown … Un po’ come quando vai in Paolo Sarpi e pretendi di chiedere indicazioni in Italiano …
ahhh ok! Tks ;o)