Avevo bisogno di cambiar aria. Mi son messo in macchina e sono andato a cercarmi una montagna, sulla strada che da Abu Dhabi attraversa Al Ain per poi scavallare in Oman: il piano era arrivare sulla cima di Jebel Hafeet.
I segni che danno il nome ad Al Ain, “La Primavera” chiamata anche “Garden City”, si notano a partire dalle fattorie che costeggiano i 150 chilometri di autostrada che la separano da Abu Dhabi. Al Ain è la città degli UAE con la più alta densità di “emirati” tra popolazione locale, anche se, essendo stato uno dei centri nevralgici del commercio di schiavi (solo formalmente abolito nel 1960), alcune tra le famiglie locali sono discendenti di origini Africane.
Un clima più secco rispetto all’umidità delle zone costiere ne fanno una destinazione per molte famiglie di Abu Dhabi durante il weekend in estate, e il traffico sulla 22 che collega le due città ne è una testimonianza, come i frequenti incidenti malgrado l’autostrada sia disseminata di speed-cam e le reti tengono finalmente lontani i cammelli che un po’ di anni fa vagavano e te li trovavi davanti mentre guidavi. Centrare un cammello a 130/140 kmh non è un’esperienza piacevole.
La strada che sale a Jebel Hafeet sembra quella di un buon passo alpino, una sessantina di tornanti e un’inclinazione media dell’8% che spesso si imbizzarrisce fino al 15%/18% dopo l’uscita dalle curve a gomito. La scarsa dimestichezza dei “local” con curve, salite e discese, unita al fatto che i grossi SUV automatici hanno poca storia su strade dove il cambio manuale e le vetture corte di fanno divertire, lascia sui bordi della strada numerosi segni: il jersey a protezione è segnato costantemente, e le numerose pubblicità di soccorso stradale fanno capire in quanti si maremmano da queste parti.
Foto? Arrivato in cima. 1200 e passa metri. Un caldo troio e zero ombra. Una luce che ti pialla il sensore della macchina fotografica. L’esposimetro, malgrado la taratura a 100 ISO e un diaframma a f16, ti chiede pietà pigolando sommessamente un fuori scala. Si fa quel che si può ….
Scrivere su rocce e muri è proprio uno sport internazionale!
Non è tua la macchina che si vede nella prima bellissima foto, vero?! Mica avrai camminato?!!!!! :-O
Ho zoppicato in giro una volta raggiunto la cima: anche in condizioni fisiche ottimali girare con il caldo che c’era è proibitivo.
Comunque non è quella che si vede non è la mia auto: la mia era con i pneumatici fumanti alle spalle della foto, dopo aver impostato “sport” sulla mappatura della centralina e sugli ammortizzatori per far vedere ai locals come si guida in montagna 🙂 (sono un adolescente immaturo, lo so)
Mi ricorda molto la strada fatta per andare da Amman al Wadi Rum. È stata una bella esperienza.
Si, hai ragione, è simile!
🙂 Capisco ed apprezzo la guida sportiva ed antiecologica sulle strade di montagna. Il cambio automatico è roba da sfigati. 😀
un giorno devo raccontare quando avevo un Maggiolone WV con il motore Porsche a doppi carburatori e quattro gomme da paura sotto … il benzinaio sotto casa è andato in pensione 3 anni prima grazie ai miei rifornimenti.
Decollava praticamente… 😀
Come guidare un go-kart: sospensioni talmente dure che perdevo le otturazioni passando sopra i tombini: roba da vero scellerato ….
perdonami fratello mio, ma non riesco a condividere il tuo apprezzamento per certe località, che hanno per me l’attrattiva di un’unghia incarnita, ma in mancanza delle cime di Lavaredo, capisco il tentativo.
Una bella gita fuori porta per un pic-nic al fresco all’ombra di un larice!
Un abbraccione
La prima foto è fantastica! 🙂
Un posto perfetto per una corsa (l’ultima) ah ah ah
🙂 avresti dovuto vedere i segni sull’asfalto e sul jersey di contenimento a ogni curva ….