“We’re rockers and rappers, United and strong
We’re here to talk about South Africa, We don’t like what’s going on”

Son passati 30 anni da quando, nell’Agosto del 1985,  Steven Van Zandt, Little Steven,  cominciò a concretizzare l’idea di una canzone contro l’apartheid Southafricana: l’idea iniziale era quella di rifiutare che qualsiasi artista si fosse esibito a Sun City, il nuovo resort costruito al confine col Botswana dove le popolazioni nere erano state deportate per far spazio a un’immagine pulita e sicura del relax e del gambling nel paese.

It’s time for some justice, It’s time for the truth
We’ve realized there’s Only one thing we can do
You got to say I, I, I, Ain’t gonna play Sun City
I, I, I ain’t gonna play Sun City, Everybody say I, I, I
Ain’t gonna play Sun City, I, I, I, I, I ain’t gonna play Sun City

La canzone è un misto di nuovo hip-hop (stava nascendo in quegli anni), R&B duro e Rock: si basa sulla sincopata ripetizione dell’ “I ain’t gonna play Sun City” (‘non vado a suonare a Sun City’): la chiamata di Little Steven fu raccolta da oltre una quarantina di grandi artisti, da Miles Davis a Bruce Springsteen, agli U2, Bob Dylan e molti altri.

It’s time to accept our responsibility, Freedom is a privilege
Nobody rides for free, Look around the world, baby
It cannot be denied, Somebody tell me why We’re always on the wrong side

L’impatto non eguagliò quello di “We are the world”, ma raccolse un buon successo e i proventi dalla vendita del disco andarono a finanziare progetti anti-apartheid delle United Nations e una scuola dell’African National Congress in Tanzania.

Un pezzo di storia.

Ho cominciato a venire in South Africa solo nella seconda metà degli anni ’90, quando l’Arcobaleno di Madiba stava cominciando a formarsi, e i problemi di sicurezza erano ancora tangibili quando giravi per Johannesburg e Cape Town: ho continuato a visitare questo splendido paese durante gli ultimi 20 anni, portando la Camillona a fare il più bel viaggio che lei ricordi, mentre guardava la savana dal confine col Botswana in un lodge gestito dalla comunità locale.

Tanti cambiamenti, quasi tutti in meglio: un giorno potrei veramente venire a vivere qui.

Foto? ieri mattina stava arrivando un temporale e i riflessi dei vetri hanno costruito un ambiente da Alice in Wonderland ..

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

5 Comment on “I, I, I, I, I, I

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