La parte del Laos dedicata ad una attiva produzione agricola e’ circa il 5% della sua superficie, e di questa l’80% viene occupata dalla coltivazione del riso, malgrado i tentativi del Governo Centrale di diversificare le colture.
I due principali sistemi di coltivazione sono il classico a “campo bagnato”, soprattutto nelle aree pianeggianti, e lo “slash&burn” (taglia e brucia), ancora praticato nelle zone montuose: la foresta viene tagliata, lasciata essiccare e poi bruciata prima della stagione monsonica, per piantare il riso.
Gli impatti sull’ecosistema sono devastanti e ci vogliono dai 6 ai 10 anni per permettere al suolo di tornare alla ricchezza originaria di flora. Malgrado i tentativi del governo, una costante deforestazione ed erosione sono effetti visibili di questa pratica.
Le mie domande sulla coltivazione dell’oppio vengono eluse con la risposta “Oh, … that was back to the French times: now nothing is being cultivated!“.
Questo malgrado la DEA nel 1994 posizionasse il Paese al terzo posto nella classifica dei produttori illegali, dopo Afghanistan e Myanmar: dati comunque inferiori alle oltre 400 tonnellate stimate nel 1989, quando un memorandum fu siglato con gli Stati Uniti per combattere un’esportazione indirizzata quasi esclusivamente verso i consumatori americani.
Foto? Oggi sono andato tra le montagne, per tornare poi in barca lungo il Mekong …