Si, d’accordo, ad entrambi piace fotografare: una non rinuncia alla reflex, l’altro professa la fede totale nel telemetro e accetta con fastidio anche il visore elettronico. Lei scatta a raffica, fino a riempire diverse schede di memoria in un’unica giornata.
Lui talvolta non scatta proprio nulla, come quella volta in Myanmar, tra i monti al confine con la Thailand, quando dalla nebbia sono emersi i monaci, ad annunciare un sorgere del sole che la pioggia fitta faticava a confermare. Lui ama la pellicola, lei non rinuncia al digitale.
Si, entrambi si sono fatti disegnare le loro passioni sul corpo, in modo indelebile: lui li nasconde con cauto pudore, lei invece li espone, e ne aggiunge di nuovi ad ogni viaggio. Lui e’ un simbolico, lei una raffigurativa. Lui un ateo, materialista dialettico. Lei invece si lascia ispirare da Siddhartha.
Seduti accanto, consumano lo stesso pasto, vivono le stesse passioni …
Mi piace fotografare, ma scatto con parsimonia e a volte solo con gli occhi. E il mirino elettronico, urka. Duro da digerire.
Anche le mie passioni ce le ho disegnate addosso, discrete ed invisibili d’inverno, sfacciate d’estate. Due simboli e due raffigurazioni, ma devono essere sempre dispari, e il prossimo sarà del secondo tipo.
Per il resto, ho smesso di credere in un sacco di cose.
Dovremo andare assieme da Fercioni …
Ho visto belle cose sul suo sito, ma non son sicura che il disegno che ho scelto sia nel suo stile.
Passa a trovarlo, il posto é un varco spazio-temporale …
Why not. Ci vado e gli mostro il mio progetto.