L’appuntamento era alla fermata di Pasar Seni, sulla linea rossa KJL, una delle metropolitane, ferrovie leggere, monorotaie o altro che supportano il tessuto connettivo della metropoli. Il programma quello di scattare qualche foto, ma soprattutto condividere come raccontare una storia dove il protagonista sia in contatto con te.
Quando lei è arrivata, si è fatto silenzio nel cielo.
Bellissima, slanciata, atletica, con un sari colorato che le fasciava le forme. Sicura di se, e con in mano una enorme reflex, sorretta solo dal gomito appoggiato sul fianco. Quando ho cominciato a parlare dell’integrazione del fotografo nell’ambiente circostante, alla sua aria spazientita le ho detto “Non ti piace farti notare, vero?“, e mi sono conquistato la sua antipatia per i prossimi 14 secoli. Forse anche oltre.
Il Flea Market a pochi passi dal Klang River (che ci vuole una buona fantasia a chiamare “river” una cloaca puzzolente, ingentilita solo dai murales psichedelici che ornano le battute in cemento armato), offre la solita paccottiglia asiatica assortita: grappoli di turisti diurni si muovono strisciando le ciabatte da uno stallo all’altro, toccando i mazzi di magliette che con un paio di euro porti a casa, a conferma forensica della tua presenza nella capitale della Malaysia.
Si, dimenticavo, sono a Kuala Lumpur.
Una piccola alley, nascosta dietro un muro di fake running shoes, ti porta dentro la Penjaja Gallery, mercato alimentare che tra poco scomparirà a favore di qualche altro condominio, nella sete di speculazione immobiliare che non risparmia nemmeno quest’area, nella vecchia Chinatown.
Le ho detto “Occhio allo strascico lungo, qui le frattaglie sono versate nei canali al bordo del marciapiede“, ma stava scattando a raffica, riempendo la sua scheda di memoria con un numero di immagini che probabilmente io colleziono in un paio d’anni di viaggi e workshop.
Quando le sue sneakers bianche, con la fascia e la doppia GG di un famoso brand italiano adesso di proprietà di Kering, hanno urtato il primo ammasso di frattaglie, ha scoperto che forse avevo ragione.
Foto? Ovvio, il mercato di Jalan Tun Hs Lee, dentro la Penjaja Gallery …
E io che mi preoccupo che la mia Canon sia troppo grande ed indiscreta per la street…
Beh … lei aveva proprio una Canon …
Il punto non era la marca, ma lo scattare con una qualsiasi reflex che mediamente è il doppio del tipo di macchina che ritengo adatta alla street photography…
Yep … concordo. Dei sempre provare la mia Sony, se non vuoi avvicinarti alla Signora Tedesca a Telemetro 🙂
La Signora Tedesca ha tutto il mio rispetto ma è fuori budget, alla Sony invece ci posso pensare.
Te la porto per farci un giro la prossima volta che sono in Italia. Ho anche scattato qualcosa con l’iphone che non è proprio male: stasera ci scrivo un post sopra …
Che non è male ci credo, ma su questo punto la penso come per i libri, mi piace leggerli cartacei. E scattare le fotografie con le macchine fotografiche.
Belle le foto, ma sarebbe stato (più) bello una foto di lei… alta slanciata…
Lasciamo queste cose all’immaginazione … 🙂
Concordo; le frattaglie orientali attraggono molto meno.