Dunque, andiamo a ritroso: controllo di sicurezza a Singapore, all’imbarco del volo per Kuala Lumpur, passo con il trolley e lo zaino. Ho dentro elettronica, macchina fotografica, cavi, abiti, insomma tutto il necessario per star via 10 giorni.

L’addetta allo screen del bagaglio di dice, con molta gentilezza e guardando solo il monitor, che ho una forbice che supera la lunghezza di lama massima consentita per le regole di sicurezza di Changi: “sotto” i 2,5cm. Mi chiede se voglio imbarcare il bagaglio, tenendo quindi la forbice o abbandonarla, e nel caso si offre anche di accompagnarmi dal personale della compagnia aerea per accelerare la procedura di etichettatura del bagaglio. Ho una coincidenza di solo 1 ora e non vale la pena di correre il rischio di fare il primo meeting in jeans e polo (non ancora pataccata): lascio la forbicina.

Sono stati efficienti, rapidi, gentili, precisi nel garantire la sicurezza di chi viaggia in aereo.

Scalo precedente, London Heatrow: stesso bagaglio, stesso contenuto. L’addetto mi fa notare che ho delle lamette da barba all’interno del bagaglio del tipo non consentito (per il rasoio di sicurezza, vedi il post Pelo e Contropelo). Si dichiara spiacente ma, visto il fatto che queste sono estremamente affilate e possono essere montate creando un’arma pericolosa sono costretti a sequestrarle o a rimandarmi al check-in per il bagaglio. Mi avvisa anche che la piccola forbice forbice, che vede nel monitor, è proprio al limite del consentito e mi aggiunge che in altri aeroporti potrebbe non essere consentita a bordo.

Gentile, chiaroefficiente. Sicuro.

Sono passato a Linate con entrambi gli oggetti martedì scorso, senza siano stati assolutamente notati. Ho anche fatto suonare  il metal detector, risvegliando con molta fatica l’attenzione del personale di sicurezza che, con la schiena rivolta verso di me (e quindi non vedendomi mentre passavo sotto l’arco), stava chiacchierando animatamente con un suo collega. Si è voltato e con fare svogliato mi ha dato una pacca sotto le ascelle (ovvio che tutti indossano l’uzi automatico come deodorante), lasciandomi proseguire ignorando completamente la presenza del telefono in tasca che mi ero dimenticato di mettere sul nastro. Potevo avere armi nascoste addosso in almeno 12 punti senza che ci sia stata una minima preoccupazione.

Vada, vada“.

Decine di volte noto questa assurda differenza nella “gestione della sicurezza” (volutamente tra apici) dello scalo di Linate (e Malpensa è messa solo pochissimo meglio). Non prendiamoci per il culo dicendo che sono gli altri aeroporti con regole assurde di sicurezza o io particolarmente “fequent flyer” per credermi a sensazione. Poi c’è qualcuno che a Londra protesta, essendo costretto a fare il security check anche per un transito con frasi tipo “E insomma, siamo già stati controllati, che vogliono ancora questi?“: banale spiegarglielo, gli inglesi NON si fidano e fanno benissimo.

Piantiamola con la faciloneria, piantiamola col dilettantismo, piantiamola con l’assenza di serietà professionale. Qui si scherza con la sicurezza in aereo. Qualche anno fa la troupe di Striscia era passata con armi, filmando il tutto. Per qualche settimana era aumentata l’arroganza, non l’efficienza. Adesso siamo a tarallucci, vino e rischio.

Foto di oggi? Il 777 che mi ha pascolato sopra un pezzo di Indonesia, sopra tutto il Mar delle Andamane, sopra l’India, il Mare di Arabia e i Monti dell’Hajar, facendomi atterrare, strapazzato come un anatroccolo di 120kg grazie alle forti turbolenze durante tutto il viaggio, stamattina alle 3 a Dubai. Sahlam a’leiku!

KUL

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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