L’altra sera ho incontrato Giuseppe: io indossavo jeans, una camicia e una giacca di cotone, ero senza calze. Lui maglietta, camicia di flanella, maglione e un parka. Mi ha detto che è stato indeciso fino all’ultimo se mettersi anche sciarpa, cappello e guanti.
Abbiamo decisamente una percezione differente, e forse ciascuno estrema, della temperatura.
Ma con Giuseppe non c’è storia: lui indossa un maglione a fine luglio quando dal caldo puoi friggere tranquillamente un uovo sul cruscotto della macchina, lui si mette la tenuta artica davanti al BBQ di ferragosto, lui usa le moffole (quei guanti con solo il pollice separato) per schiacciare le zanzare d’estate. Sta dormendo in questi giorni con 2 piumini mentre io sono ancora sdraiato sopra il lenzuolo e con la finestra aperta.
Lo ammetto, la trippa aiuta, come aiuta l’abitudine: quando lavoravo a Mosca (dove ho passato 3 inverni dopo che mi ero lamentato col mio capo del caldo delle estati arabe – mai più lamentato di altro), apprezzavo il “tepore” quando la temperatura risaliva sopra i -20°c e uscivo in maniche di camicia a fumarmi un toscano. Quando tornavo a casa, passeggiavo con Beria nella neve del nostro inverno, in assoluta tranquillità indossando infradito, shorts e una polo. I vicini commentavano stupiti, indicandomi e poi picchiettando la tempia con l’indice.
L’unica volta che ho avuto veramente freddo è stato in Mongolia. Atterrato a -46°c, ho apprezzato (nel corso di una permanenza di quasi 2 settimane) solo una tiepida giornata a -36°c tra Ulaanbaator e il Gobi Desert: ho capito cosa vuol dire il vero gelo.
Foto di oggi? Primi di Febbraio, in Mongolia.
La serratura della mia camera d’albergo, fotografata dalla parte interna (verso la stanza): l’aria ghiacciata che penetra dal corridoio attraverso la serratura ha fatto condensare il vapore acqueo del mio respiro durante la notte. Vi lascio solo immaginare la temperatura della mia stanza, quella esterna era scesa sotto i -40°c. Ho avuto freddo la notte, credetemi: quando sono tornato a Beijing prima di ripartire verso London sono rimasto per oltre 40 minuti sotto una doccia calda, non riuscivo più a togliermi il gelo dalle ossa.
Ah, per gli esteti dell’interior design, penso che l’albergo dove ho alloggiato sia stato ristrutturato durante l’ultima visita fatta da Stalin nel paese, mi pare verso la fine degli anni ’30. L’arredo era assolutamente originale, e per conservarlo meglio non hanno fatto alcuna manutenzione degna di nota ne sostituzione negli 80 anni successivi.
Anche l’impianto elettrico era originale e dovevo spegnere la luce prima di sedermi sulla tazza del cesso per evitare che le dispersioni elettriche mi friggessero il culo come una sorta di sedia elettrica.
Come dicono in molti, io son sempre in giro a divertirmi ….
Per vari motivi, la Mongolia è finita in una delle ultime posizioni della lista di Paesi da visitare… 😉
Ha un suo fascino, credimi …. Meglio però in tarda primavera e nelle regioni dell’ovest!
Nel corso della lettura del tuo post ho avuto la sensazione di dovermi infilare una tuta termica ed a tratti, invece, di togliermi il maglione per non sudare. Ha vinto poi decisamente il freddo quando ho visto la foto.
L’immagine della sedia/cesso elettrica è meravigliosa alle 7 del mattino!
Uuuuu, temperature around here is +20 but I am freezing right now. Where is my jacket?? 🙂
🙂 c’mon! I know Istanbul is also getting quite freezy and windy during winter time, you should be used to that! Should we catch-up somewhere in the sun?
Yes absolutely! I am a summer person and love sunshine at all. Istanbul is just perfect nowadays with over 20 degrees temperature and a lots of sunshine! Lucky me 🙂
Ti posso confermare che in queste mattine non ho messo sciarpa ne guanti.
Domani non so……
Mmmmm … Oggi ti ci vedo con sciarpa, guanti e cappello: io ho appena fatto due passi in pantaloncini corti ….
Mmhh… Termicamente mi sento più vicina a Giuseppe. E assolutamente ipersensibile agli sbalzi termici in entrambe le direzioni. E per sbalzi intendo -per esempio- quel passaggio repentino in picchiata che si produce qui al mare quando il sole tramonta e si leva quell’arietta che fa respirare la maggior parte degli umani mentre io infilo il golfino. Sbalzo è anche il passaggio dai 25 gradi, ancora sostenibili, ai 28-29 gradi a media umidità, che mi provocano immediatamente l’andatura e l’energia di Sid dell’Era glaciale. (Aggiro così il fatto che non riesco a ricordare il nome di quell’animale… Mannaggia ai neuroni e alla mielina da cinquantaquattrenne)
Dovevi essere con me quando sono atterrato nella ridente Ulaanbaator a -56c … 🙂
Non oso neanche immaginare! 😮
Semplicemente fantastici, foto e racconto. Un caso emblematico di come il racconto possa completare una foto e renderla straordinaria.