La Cami è nella fase “patente“, e dopo aver superato l’esame di teoria per cui andare in giro con lei era tutto un salmodiare di cartelli segnaletici e estratti dal codice della strada finche non la si zittisce con un’occhiataccia, adesso si sta lanciando in una serie di lezioni pratiche di guida che dovrebbero trasformarla in un’automobilista.

Ho tentato di educarla a quella scienza sacro-aristotelica che è la “doppietta“.

La doppietta è oggi ormai una tradizione iniziatica riservata a chi ha imparato a guidare su auto i cui le marce non solo non erano automatiche, ma manco sincronizzati e il tentativo di cambiare rapporto ti poteva esporre all’ignominia dello sgranare tutti i denti del cambio in un rumore sinistro di trapano.

Il cambio manuale “classico“, cioè a forma di H, era formato da un complesso di ingranaggi “non sincronizzati“, cioè che non giravano tutti di concerto, favorendo lo spostamento da un riduttore ad un altro: per poter passare da una marcia inferiore a quella superiore mestava schiacciare la frizione, rilasciare l’acceleratore e avere la sensibilità di innestare la marcia ad un numero di giri consono, ma questo era abbastanza facile e istintivo.

Il casino era scalare marcia: dovevi schiacciare la frizione e portare la leva de cambio in folle, rilasciare la frizione e accelerare il motore in modo da aumentare il numero di giri dell’albero di cambio, rischiacciare nuovamente la frizione, innestare la marcia e rilasciare la frizione. Pura arte, credetemi. La marcia entrava come un coltello nel burro morbido, come un biscotto nel mascarpone, come una patatina nel ketchup e qui mi fermo che mi vien fame.

Ho spiegato il principio alla figlia che mi ha guardato come se stessi recitando l’Apocalisse di Giovanni in Aramaico accompagnandomi musicalmente con una Gibson Les Paul in mano e passando il suono su due distorsori. Mi ha serenamente risposto con uno dei sillogismi della dialettica: “Non la dovrò mai usare quindi non mi interessa nemmeno sentire di che si tratta“.

Foto? La dialettica Cami a spasso per Amsterdam, a fare la doppietta con i cambi delle biciclette ….

pescet

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

12 Comment on “La pescetta dialettica

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