La Cami è nella fase “patente“, e dopo aver superato l’esame di teoria per cui andare in giro con lei era tutto un salmodiare di cartelli segnaletici e estratti dal codice della strada finche non la si zittisce con un’occhiataccia, adesso si sta lanciando in una serie di lezioni pratiche di guida che dovrebbero trasformarla in un’automobilista.
Ho tentato di educarla a quella scienza sacro-aristotelica che è la “doppietta“.
La doppietta è oggi ormai una tradizione iniziatica riservata a chi ha imparato a guidare su auto i cui le marce non solo non erano automatiche, ma manco sincronizzati e il tentativo di cambiare rapporto ti poteva esporre all’ignominia dello sgranare tutti i denti del cambio in un rumore sinistro di trapano.
Il cambio manuale “classico“, cioè a forma di H, era formato da un complesso di ingranaggi “non sincronizzati“, cioè che non giravano tutti di concerto, favorendo lo spostamento da un riduttore ad un altro: per poter passare da una marcia inferiore a quella superiore mestava schiacciare la frizione, rilasciare l’acceleratore e avere la sensibilità di innestare la marcia ad un numero di giri consono, ma questo era abbastanza facile e istintivo.
Il casino era scalare marcia: dovevi schiacciare la frizione e portare la leva de cambio in folle, rilasciare la frizione e accelerare il motore in modo da aumentare il numero di giri dell’albero di cambio, rischiacciare nuovamente la frizione, innestare la marcia e rilasciare la frizione. Pura arte, credetemi. La marcia entrava come un coltello nel burro morbido, come un biscotto nel mascarpone, come una patatina nel ketchup e qui mi fermo che mi vien fame.
Ho spiegato il principio alla figlia che mi ha guardato come se stessi recitando l’Apocalisse di Giovanni in Aramaico accompagnandomi musicalmente con una Gibson Les Paul in mano e passando il suono su due distorsori. Mi ha serenamente risposto con uno dei sillogismi della dialettica: “Non la dovrò mai usare quindi non mi interessa nemmeno sentire di che si tratta“.
Foto? La dialettica Cami a spasso per Amsterdam, a fare la doppietta con i cambi delle biciclette ….
Se vuoi che impari piu’ in fretta posso anche farle scuola io fra le miti strade partenopee;-)
Ma adesso guidi a sinistra nelle miti strade partenopee? 🙂
Mi hai ricordato esperienze orrende con la prima 500, non so mica se mi abbiano lasciato skills particolari, sai! Invidio alla grande tua figlia, anzi come prima auto comprale una a guida automatica (pareri ovviamente molto femminili, prima che lo sottolinei tu…)
Stessa cosa che mi ha chiesto la Cami …
Caro Mau, sono nella stessa identica fase con Elisa.
Anch’io ho tentato di cominciare l’approccio alla guida pratica partendo dai principi della meccanica, per esempio tentando di commentare con lei la curva caratteristica di un motore a scoppio per farle capire come mai si spegne se non lo tieni almeno un po’ su di giri quando vuoi partire da fermo.
Mi ha gentilmente fatto capire che per usare un forno da cucina non serve conoscere i principi termodinamici della trasmissione del calore, e quindi di non rompere troppo e passare alla fase pratica.
Quando poi un giorno mi ha proposto di comprare una macchina con il cambio automatico (vedi commento sopra …) ho rinunciato definitivamente e le ho consigliato di andare in una autoscuola.
Stessa scelta da queste parti 🙂
Di’ quello che vuoi, ma il suo punto di vista non fa una grinza!
Talebane ….
Come dirtelo con grazia e dolcezza? Anche mio nonno insisteva tanto nel volermi insegnare cose assolutamente inutili…..
Vuoi che ti renda il mio concetto più esplicito o ci arrivi da solo? Hahahahhaahahahhhhhha
Fetente ….
Sii, la doppietta! Quanti bei ricordi con la mia cinquecento…che quando diluviava se beccavi male la pozzanghera si fermava e tu dovevi smontare e asciugare un pezzo (credo lo spinterogeno) per ripartire ahahah
Bei ricordi, eh? Ciao da Singapore