Ho smarcato (parzialmente) uno dei tre grossi progetti che mi hanno portato a orari al cui confronto il compagno Aleksej Grigor’evič Stachanov (mitico minatore sovietico, eroe del lavoro nella propaganda dell’epoca) sarebbe stato definito un imboscato nullafacente, e mi son concesso una sabato pomeriggio di puro cazzeggio, lontano da computer e da telefono.

Ho cominciato con la lettura dei quotidiani e la curiosità è stata attirata da una notizia presente sul Corriere, ma poi ho visto rilanciata anche da RAI News, La Repubblica ed altri: la MV Lyubov Orlova, una nave abbandonata, una sorta di moderno vascello fantasma alla stregua del Flying Dutchman che dalla metà dell’Ottocento ha alimentato sia folclore che letteratura fantastica, starebbe solcando i mari in prossimità dell’Irlanda “carica di topi cannibali” (Corriere). La cosa mi è parsa una pura minchiata, e ho fatto qualche ricerca.

La nave, costruita nel 1976 nei cantieri russi di Vladivostok per supportare spedizioni artiche, venne poi ristrutturata nel 2000 e venduta ad una società che operava crociere nell’Antartide. Nella fine del 2006 urtò un’isola e venne recuperata dai rompighiaccio a Ushaia (Terra del Fuoco, uno dei pochi posti al mondo che mi manca), per essere riparata: l’armatore non pagò né le spese di salvataggio, né l’ormeggio e manco restituì i soldi agli altri passeggeri che erano lasciati a terra dall’incidente e la nave fu prima sequestrata in un porto nel nord del Canada, e poi venduta per essere smantellata.

Mentre era trainata verso la Repubblica Dominicana per le operazioni di smantellamento, il cavo si ruppe e un secondo successivo tentativo si limitò a portarla fuori dalle acque territoriali canadesi e lontano dalle istallazioni petrolifere off-shore. La nave quindi è entrata nel “Gorgo Nord Atlantico”, una sorta di enorme mulinello, non però violento come quello che E. Allen Poe ci racconta nel Gorgo del Maelstrom (narrazione spettacolare, da leggere assolutamente): è entrata a far parte di quella enorme isola galleggiante di relitti e spazzatura che si trova da qualche parte nell’oceano Atlantico. Recentemente, pare, il trasmettitore di emergenza che si attiva al contatto con l’acqua, ha dato segnali a 750 miglia dalla costa irlandese.

Ma i topi? Soprattutto, i “topi cannibali”, che quindi si mangiano tra di loro, che potrebbe essere per noi solo un grande vantaggio? Un medico di Terranova ha definito la nave come “bio-hazard”, a causa della presenza di ratti non autoctoni che avrebbero potuto inquinare l’habitat nel nord del Canada con una specie importata dalla penisola Cilena: tutto qui. Non ci sono orde di super-topi assetati di sangue, pronti ad invadere London, seminando il panico.

Però la fame di notizia, e soprattutto la necessità di “bucare” con qualche bel titolo, ingolosisce. Prima l’Irish Times, poi il Sun, hanno ricamato su questa storia, che è stata rilanciata anche da altre testate, senza forse quei 10 minuti di approfondimento che mi son tolto la briga di fare io. Insomma, la classificherei come una falsa notizia, una bufala: appunto la bufala del topo.

Foto? Navi e topi? Non se ne parla. In compenso il cazzeggio del sabato pomeriggio mi ha portato in centro a Milano per vedermi un bel film: ovvio avessi dietro la fida macchina fotografica per qualche scatto. Magari potrei scrivere la notizia di centauri-invertiti imbizzarriti che ballano in Corso Vittorio Emanuele …

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It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

10 Comment on “La bufala e il topo

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