White Mam(b)a sostiene io sia un uomo fortunato (vedi questo post e quest’altro): in questo, lo ammetto, ha ragione. La mia vita e il mio lavoro mi espongono a una tale diversità, in così tanti luoghi del mondo, che mi sembra quasi di percepire delle costanti nel caos, e un disegno comune.

Oggi, però, sono particolarmente fortunato: ho visitato per la seconda volta in vita mia la Shwedagon Pagoda, che con i suoi oltre 100 metri di altezza, interamente ricoperta da lamine d’oro, domina dalla collina di Singuttara l’intera città di Yangon in Birmania (Myanmar, lo so, ma non mi ci abituo). Conserva le reliquie di quattro Buddha: resti delle tonache di Kakusandha e di Koṇagamana, una tazza di Kassapa, e, cosa più sacra in assoluto, 8 capelli di Gautama, il primo Buddha, il Siddhartha.

Secondo la leggenda la Pagoda venne fondata intorno al 600bC, dandole quindi oggi circa 2.600 anni e facendone il più antico tempio buddista: due fratelli mercanti incontrarono Siddartha, e ricevettero in dono 8 dei suoi capelli, che portarono in un reliquiario d’oro al re del Burma, Okkalapa. Quando il re, salito sulla collina di Singuttara, aprì la scatola che conteneva le reliquie, “accaddero fatti incredibili”.

… There was a tumult among men and spirits, rays emitted by the Hairs penetrated up to the heavens above and down to hell, the blind beheld objects, the deaf heard sounds, the dumb spoke distinctly, the earth quaked, the winds of the ocean blew, Mount Meru shook, lightning flashed, gems rained down until they were knee deep, all trees of the Himalayas, though not in season, bore blossoms and fruit ….” Blasfemamente lasciatemi immaginare una versione bollywood dell’Apocalisse insomma.

Nel 1889, Rudyard Kipling, visitando il paese, scrisse nei suoi diari: “.. Then, a golden mystery upheaved itself on the horizon, a beautiful winking wonder that blazed in the sun, of a shape that was neither Muslim dome nor Hindu temple-spire. It stood upon a green knoll, and below it were lines of warehouses, sheds, and mills. Under what new god, thought I, are we irrepressible English sitting now? ..” ed è questa l’immagine che io penso lui abbia visto …

shwe dagon 16

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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