Il nome ufficiale, in Burmese, dello Scott’s Market è Boyoke Market: ovvio nessuno lo chiami così.
In aggiunta agli scatti di ieri (vedi qui), girovagando durante un’oretta di pausa a curiosare tra le bancarelle, mi son fermato nell’area che nelle mall contemporanee viene definita “food court”. Un insieme di bassi tavolini e sgabelli misurati sull’antropometria di chi, quando mi arriva con la testa all’altezza del petto, già si candida per la squadra nazionale di basket: non c’è speranza che io li usi per sedermi, né per l’altezza, né per il peso.
È quasi impossibile definire quanti ti stiano offendo cibo: vale il concetto di usare tutti i posti a sedere in modo collettivo, poi, a seconda della specialità che tu vuoi mangiare, puoi anche farti servire da 4 o 5 diversi “ristoranti”. Io ho preso una zuppa di noodles con delle strane erbe e una dose inumana di piccanza, un pane che mi ricordava il naam indiano, con una sorta di spezzatino di montone a ragout (almeno, spero sia stato montone). La donna che mi ha servito ha usato del tea bollente per pulire la mia tazza e il cucchiaio (unico utensile per mangiare).
Fuori imperversa la passione per giade e zaffiri, pietre della tradizione birmana: in un caos di contrattazione borsistica, dove tutti hanno in mano una torcia elettrica per valutare il colore e la trasparenza …
ok! La prossima volta, oltre al Buddha cedrato, anche un sacchetto di zaffiri. Grazie! ;o)
Adulatrice esosa …