“Mau, stai parlando con te stesso?” Mi ha chiesto un collega al quarto meeting consecutivo della giornata, “Of course I talk to myself” gli ho risposto “sometime I need expert advice“, confermando la leggenda che la mia autostima mi porta talvolta a firmare con un triangolo, mettendoci un occhio dentro.

Stamani mi son preparato con buona volontà alla settimana asiatica: pantaloni stirati con la riga da bravo ragazzo, un paio di scarpe moderatamente serie, niente giacca ma una cravatta che non fa urlare la Cami allo scandalo su una camicia azzurra.

Nei primi 10 metri del percorso tra l’albergo e la stazione della MRT la cravatta è stata ammainata in segno di resa al mix temperatura-umidità e la pelata mi si è imperlinata di goccioline di sudore che facevano tanto cascatella in un giardino giapponese mentre scendevano dietro l’orecchio.

Ho raggiunto la MRT che ormai pezzavo peggio di un conducente di articolato in pieno ferragosto fermo sui Giovi senza aria condizionata, e l’ingresso nella carrozza criogenica della metro, affollata all’inverosimile da ominidi silenti intenti a giocare sui loro palmari, ha avuto lo stesso effetto di quando qualche criminale vi mette un ghiacciolo sulla schiena mentre siete distesi in spiaggia a prendere il sole.

Ho sentito una lama di ghiaccio attraversarmi il corpo e tentare anche una accurata colonscopia alla quale mi sono opposto con la forza della bestemmia. Sono sceso a City Hall che sembravo uno di quei surgelati che, con la catena del freddo spezzata in più punti della filiera, hanno concrezioni di ghiaccio sotto le ascelle e sulla schiena.

Prendere un obeso yeti pelato, circondato da composti asiatici, che bestemmia in sei lingue con piena proprietà sintattica e avrete una vaga idea dello spettacolo al quale i miei colleghi sono stati testimoni stamani alle 8:45. Poi la mia vita è stato un buon blackout di riunioni e video-calls, rimpallando tra l’Australia e l’India che sembrava di assistere ad una finale di Coppa Davis.

Foto? Sono le 22:16, sono in albergo e mi son ricordato di essermi dimenticato di cenare (gran ossimoro, eh?): strappo alle regole e stappo una Tiger, ovvio che sia solo per scattare la fotografia ma poi mi son trovato costretto a bermela ….

tiger

 

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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