Ovvio che appena si sono accorti che ero andato a far due passi fuori dalla miniera abbiano subito mandato il mio capo a riprendermi, con un bel carrello pieno di troiai spinto sulle rotaie del tunnel, e il sorriso che temporaneamente si era riposizionato come standard sulla mia bella facciona, si sia trasformato nella smorfia di una contrita e articolata bestemmia.
Ovvio che sia tornato a picconare, e prevedo anche la prossima sia una settimana che, in termini molto ottimisti, a definire di sterco non si esagera proprio: per fine mese dovrei comunque riconciliare gli universi paralleli delle mie vite, imbullonandoli nuovamente saldamente assieme, e tornare a respirare con il normale affanno che ha accompagnato gli ultimi (sic) 35 anni di lavoro.
Ieri sera son comunque sgattaiolato fuori prima dell’ora di cena, in punta di piedi, così che nessuno a spasso per il mondo (ancora sveglio, o che si fosse già svegliato molto più a est di noi) se ne accorgesse. Sto preparando un libro di ritratti genovesi e devo recuperare ancora un bel po’ di immagini, alcune sono foto già scattate ma adesso devo rifarle con il taglio delle storie che sto raccontando accanto alle persone. Sono finito in Via Macelli di Soziglia per scoprire che due care amiche, che vendono olio, pasta e altre incredibili prelibatezze, non ce la fanno più. Chiudono.
Dopo Agnese (la ceramista della Maddalena), un’altro pezzo di vita di questa città sarà solo raccontata dalle immagini, purtroppo.
Foto? qualche dettaglio, andando da Piazza dei Giustiniani a Via Garibaldi …
Che tristezza le attività che chiudono…
Comunque, buon lavoro, buoni scatti! 🙂
Si, un gran peccato …
La foto 2 è stata protagonista di un mio post lo scorso anno, mi fa troppo ridere quella scritta.
Coraggio, tieni duro! Ciao Maurizio!
🙂
Mi dispiace per le tue amiche, ma ahimè, finché la concorrenza e la globalizzazione prevarranno sulla qualità e genuinità, molte attività chiuderanno.
Non credo che la capacità contrattuale della GD sia la risposta al mangiar bene.
Non credo che pagare un prodotto finito meno di quanto costi farlo in casa, sia sintomo di oculatezza. Visto che sei a Genova, prendi il basilico (compralo se non ne hai un vasetto sul balcone), aggiungici pinoli, noci, parmigiano, pecorino e metti abbondante olio d’oliva extravergine… quanto ti costa? Ora, vai all’Esselunga (tanto per fare un nome) e compra il loro pesto. Quanto ti costa? Sono certo che ti costi meno!
Come mi diceva un giorno un casaro…. “anche dal latte si fa il formaggio”
Mi sento come se stessi barattando la mia salute, con il mio portafoglio.
Tieni duro fratello!
Ormai il commercio artigianale sta scomparendo: un pezzo di storia e di vita che se ne va …
E no le noci nel pesto no…..
Aspettavo un commento simile … 🙂