SI, lo so: ho promesso a me stesso di evitare argomenti di becera politica italiana, ma qui mi si tira per i capelli che mi rado ormai quotidianamente.

Mi è scappato di vedere di sfuggita un brevissimo servizio alla televisione sull’ex-comico ortottero (insetto che ha, nel caso dei maschi, un organo stridulante che emette un suono simile a un ‘cdi-cri’): con un fare tracotante e, con alcuni buoni giorni di ritardo, si è fatto vivo nella sua città natale, Genova, coperta dal fango e dalla tristezza di un disastro previsto.

Facendosi largo insieme alla sua scorta a colpi di vaffanculo, ha usato la tristezza, la disperazione e la rabbia della gente per la sua usuale recita, che, devo dire, non mi lascia più esterrefatto ne disorientato ma solo abbastanza schifato: è diventato casta nella casta, dipingendosi da anti-casta della anti-casta. Non faceva più ridere da tempo, ha usato la rabbia per costruire uno spazio politico, ha dimostrato con mezzi bulgari l’incapacità a costruire alcunché oltre al “vaffanculo” che usa con loquace costanza.

Si è preso una bella pesciata in faccia da chi stava lavorando a spalar fango e, mentre scappava con la coda tra le gambe, tipico di chi è abituato a urlare e non a discutere o lavorare, ha ricevuto da un giornalista la richiesta per un’intervista. Da un giornalista della RAI. Ha sventolato un foglietto con un IBAN, il suo nome e la motivazione “Beppe Grillo per Genova” e ha detto al giornalista che voleva 2mila euro per l’intervista o “… te ne vai affanculo” (cito, testuale).

Non entro nella facile polemica “ma tu, Beppe, quanto hai dato?” piuttosto che “il diritto all’informazione” o “il dovere all’educazione“.

Caro Beppe, tu avevi davanti un  persona (pagata da tutti noi) che svolgeva il suo lavoro, raccogliere informazione e renderla disponibile: tu dovevi avere rispetto per un lavoratore, e non scomodo nemmeno la Costituzione della Repubblica per ricordartelo, scomodo solo la sensibilità, l’educazione e il buon senso di chi rappresenta(va) un terzo degli Italiani e avrebbe dovuto sentire questa responsabilità.

Non ti ho mai votato: di sicuro, anche solo per questo, non ti voterò mai. Prevedo il futuro per mestiere (serio, non ciarlatano): sparirai presto nell’oblio riservato agli incazzosi inconcludenti, ma ci hai fatto perdere soldi, opportunità e tempo.

Foto? La bellezza di un dettaglio in Piazza delle Erbe …

erbe

 

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

7 Comment on “Ma come ti permetti?

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