Ogni spesso (che “tanto” non basta) mi scopro a pensare in inglese: temo succeda molto più frequentemente di quanto io non mi accorga sul lavoro (dove faccio una fatica incredibile ad esprimermi invece in un’altra lingua che non sia l’idioma shakespeariano), ma adesso l’impatto sulla vita personale sta salendo come ai tempi in cui avevo deciso di cominciare questo diario di vita vissuta per recuperare una lingua che stavo perdendo e volevo “sciacquare i panni nel Naviglio“, mutuando un’espressione dantesca.
Stamani una serie di accadimenti a catena mi hanno portato a condividere con Daisy (nome di margherita, ma anche di un’amica) la mia visione sull’analisi di un’azienda, che valuto in una fase di “cosmesi di bilancio e gestione” per una cessione molto prossima.
A un certo punto mi sono reso conto, guardando la sua espressione stupita e leggermente affaticata che avevo cambiato lingua, senza accorgermene: “what the fuck, it’s damn clear the plan is to foster revenues and hide costs to make the company and its p&l more appealing for an acquisition” (‘cazzo, è chiaro che stanno cercando di incrementare i ricavi e nascondere i costi per rendere l’azienda più appetibile per una cessione a breve’).
Daisy mi ha risposto con un “what che cosa?“.
Flash-back!
Mi son ricordato che a Shanghai ho avuto quasi uno spelling di “WTF” quando ho visto un cartello che sembrava indicare, nel giardino alla base di un grattacielo “occhio, caduta suicidi” ….
Mannaggia… Pensa che se una parola non italiana si affaccia nella mia mente è piemontese… Non è che vado molto lontano col dialetto (che peraltro neanche parlo bene…) 😦
Buona giornata! 🙂
Che la bagna cauda sia con te!
MNK: neologismo partenopeo
Che complessitá poliglotta!
Buongiorno Maurizio, aspettavo risposte che non arrivano. me ne rammarico moltissimo, ma continuo per ora a seguirti ugualmente, sperando di farti cosa gradita. Se c osì non fosse, ti pregherei, senza bestemmiare e senza dire parolacce di farmelo intuire, velatamente. Ma guarda, ti dirò neanche tanto velatamente! me lo scrivi chiaro, tanto con tutti i pugni e gli schiaffi in tutte le lingue del mondo che ho preso, cosa vuoi che sia uno in più o uno in meno!La foto di stamane per il mio punto di vista è triste, amo di più le altre che hai fatto! Quelle che raccontano di te e della tua vita, buon caffè e buona mattinata. Fabiana Schianchi.
Fabiana, ti ho risposto ieri. Ciao
Occhio, che un’acquisizione è il preludio al licenziamento del 50% del personale, quando non significa la voluta creazione di un passivo di bilancio ed la seguente soppressione totale del concorrente acquisito. Comunque l’inizio di un terremoto.
La mia previsione è sul licenziamento di tutte le risorse … E quindi in tal senso ho suggerito attenzione 🙂
Certo che l’inglese… per quanto mi è dato di sapere – la mia conoscenza dell’idioma, che definire algebrica è un eufemismo – non riesce a superare l’impareggiabile: cazzo!, di cui tu, come me, fai largo uso (non cercare dietrologie che non ci sono), che non può essere paragonato al poco significativo: dick!
Venendo alle questioni strettamente lavorative, una volta un mio cliente, AD di una società di advisor, mi disse: il bilancio non deve essere per forza veritiero, basta che sia verosimile.
Tranquillo, rimpiazzo “cazzo” con un sereno “fuck” o più candido “hell” … Funziona lo stesso 🙂
OK! ho tirato un sospiro di sollievo… ora posso morire in pace, sapendo che le barriere linguistiche non sono riuscite a frenare la tua capacità di insulto e improperio. 😉
caduta suicidi?!? 😯
stai scherzando, vero?
Lo spero …
Qui a Cagliari usiamo ogni tanto TGHZ che è l’abbreviaziione sonora di “t’a gazzu”.. si usa per dire “che cxxo!” come espressione di sorpresa oppure “che cxxoo vuoi?” come domanda dalla doppia valenza aggressiva/schezosa.
Ma il cartello sembrava indicare o inidicava?
Alla Foxconn hanno istallato le reti antisuicidio, che questa sia una versione green ecosostenibile?
🙂
🙂 ma non eri tu che stai studiando il chinese? Cosa leggi sotto?
Dangxin Zhuiluo, cipicchia…
Vabbé… cazzo, fuck, minchia… tutta roba ladylike che uso, talvolta vergognandomi un po’…
Dai, sdoganiamo il linguaggio da scaricatori di porto!
Quando abitavo a Trieste mi sorprendeva una caratteristica di molti personaggi d’oltreconfine e non. Pur parlando una lingua straniera, gli intercalari e le imprecazioni erano spessissimo in italiano. Credo che diano più soddisfazione… 😉
Cazzo!
Vedi che danno più soddisfazione 😀