Ogni tanto mi stupisco di come la gente riesca ad avere un’assoluta mancanza di discrezione, e mi capita di avere accanto chi racconta al proprio interlocutore (di persona o al telefono) i cazzacci propri pensando di essere in una sfera di cristallo sound-proof che garantisce la privacy più assoluta.
Gli argomenti sono i più vari: da un’accurata relazione del proprio fastidio emorroidale alla confessione di sesso occasionale seduti su un cestino della spazzatura, da informazioni ben oltre il limite dell’insider trading a commenti su pseudo-amici e conoscenti che vengono sputtanati nel modo più inverecondo.
Mi è capitato una volta di far notare con gentilezza ad una maleducata signora che stava urlando le scarse performances sessuali del compagno in un affollato negozio, al punto che non riuscivo a parlare con la commessa: “Signora, perché non trova un modo più riservato di condurre questa discussione: sta crocifiggendo il poveretto in pubblico?” le avevo chiesto. “Aspetta, … c’è qui uno che mi importuna” ha detto, al telefono ovvio, ignorandomi. L’avrei strangolata, sorridendo anche.
Poi all’estero la gente ritiene che, parlando un idioma differente, si possa ottenere la più assoluta discrezione: ovvio che no!
Stamani mi è successo mentre stavo facendo colazione: il tavolo accanto al mio stava conducendo una conversazione in una lingua che conosco abbastanza da cogliere almeno il 70% e l’argomento era sicuramente da evitare in pubblico, almeno per le conseguenze politiche al limite di un incidente diplomatico. A nessun governo piace sentirsi definire “manica di fantocci e mantenuti“, per indicare la più labile delle frasi: poi da queste parti, l’ho già detto, si imbizzarriscono facilmente quando gli tocchi donne, cammelli e leaders (non necessariamente in quest’ordine di importanza, ovvio).
“Buongiorno signori, volevo avvisarvi che parlo un po’ di xxxxxxx, e che quindi posso comprendere quello che state dicendo”. Cazzo, son stato più garantista di Ponzio Pilato!
“Se ti da fastidio ascoltare cambia tavolo!” è stata la risposta, in xxxxxxx: son rimasto quasi interdetto. Mi sono alzato e con estrema cortesia e con un onesto e sincero sorriso ho risposto “You should bring your fucking ass out of here in a second, before I report your offensive conversation”: il bello dell’inglese è che ti da modo di comunicare con precisione. Se poi son 120 chili a comunicarlo, è ancora più efficace.
Foto? Ultimi minuti del weekend ieri sera, che qui la domenica si lavora …
Quanto posso comprendere il cattivo malcostume.
Oh, quanto posso.
Siamo nell’epoca in cui il proprio spazio diviene immancabilmente lo spazio degli altri, e sui muri si può leggere : “cazzi miei? Cazzi tuoi.”.
La malinconia del maleducato che cresce e che, senti bello, vedi di non rompere.
Foto splendide.
Sarah Vaughan – Smoke Gets in Your Eyes
E la reazione successiva al tuo commento in inglese? Sono curiosa… 🙂
Buon lavoro!
A presto rivederti… 😉
Si sono alzati e allontanati, insultandomi sommessanente 🙂
..non esisterebbero nemmeno questi open space virtuali dove ognuno di noi racconta i fatti propri magari a chi non è interessato a leggerli. E’ un modo muto caro maurizio, ma è pur sempre una modalità di mettere gli altri,cioè poco poco, solo il resto del mondo al corrente di quella volta che……L’abbiamo deciso noi di stare qua dentro! certo usiamo frasi più o meno educate e sobrie, non urliamo forte, ma urliamo per iscritto, non sgomitiamo, parliamo quasi tutti in Italiano ma sappiamo tanto l’uno dell’altra. O per lo meno quello che noi vogliamo far credere.Porta pazienza ma se c’è un pianeta dove la discrezione non esiste è proprio questo dei social network. Ma l’abbiamo deciso no ialtri di starci a ‘ste regole, perciò se abbiamo voluto la bici, ops! la tastiera, allora pigiamoci sopra. E se qualche volta ognuno di noi esprime la propria opinione che non collima esattamente con quella della padrona/e di casa, non vedo perchè non pubblicarne i contenuti. Sempre nel rispetto dei termini: senza bestemmie, senza parolacce, ma dicendo sempre e comunque la verità. Anche se questa a volte, potrebbe risultare un tantino antipatica, ma colui o colei che legge dimostra superiorità e grande intelligenza nell’accettare tutte le altrui opinioni. Sempre con civiltà e rispetto: siamo sulla nave degl’ignoti, continuiamo il viaggio o scendiamo? Buona domenica mattina, anche se non so che ore sono lì da te! Con affetto e simpatia sinceri e veritieri, Faby.
Cara Fabiana, mi spiace ma non concordo.
Questa piattaforma e questi blog non obbligano nessuno ad “ascoltare”: sono certamente dei modi di pubblicare le proprie idee, i propri argomenti, il proprio edonistico “io”, ma non invadono lo spazio altrui, visto che nessuno viene obbligato a leggere o sentire, ma si tratta di una libera scelta del lettore quella di collegarsi. Come la scelta di acquistare un giornale o sintonizzarsi su un canale: se non piace o non interessa si è liberi di non visitare il sito, semplice.
Altra cosa sulla quale non concordo è la libertà espressiva totale in “casa altrui”: uno è libero di scrivere/dire/comunicare qualsiasi cosa incasa propria (o sul proprio blog) ma in quelli altrui deve accettare alcuni limiti, dettati certo da ospitalità ma anche da contesto ed educazione. Continuerò quindi a moderare i commenti con il principio “casa mia, ci si presenta quando si entra, liberi di intervenire ma io libero di non darvi il mio spazio se non lo ritengo opportuno”.
Buona domenica (da Abu Dhabi)
Questa sì che è una bella e costruttiva risposta e mi piace molto!!! Ora sì che ritrovo il caro Maurizio che conoscevo, che nè il tempo e nè lo spazio, nè le abitudini e le lingue hanno modificato! In casa mia invece puoi entrare quando vuoi, dire ciò che pensi, con educazione e rispetto. Ma se vedi che un mobile cade a pezzi e fa brutta figura, io ti prego di dirmelo per aiutarmi a migliorare e a risanare l’ambiente! Grazie ancora per la tua bella risposta: fai un buon viaggio, con discrezione! Mi permetto di inviarti virtualmente, se lo accetti un abbraccio. F.
Sarà stato il 1962 od il 1963 ed eravamo finiti per 20 giorni a Cambridge, io e la fidanzata, perchè non avevamo trovato posto a Londra, scappando dal st. Bartholomew hospital medical college a Whitechapel, con le sue quasi oscene camerate promiscue ed i bagni in comune (qualcuno trovava la cosa divertente, io un pò meno, non ancora uso alla vita in una caserma alpina).
Una sera in un discreto ristorantino della east Anglia, pieno di avventori silenziosimmi e compunti, ebbi la ventura di criticare a bassa voce l’ennesima coscia di pollo fritto con trifoglio e maionese che mi toccava mangiare nella settimana.
“Perchè, sarebbe buono il vostro minestrone ?” commentò in italiano il rubizzo signore con i baffetti a spazzola e la giacca di tweed, seduto alla mia sinistra, lasciandomi con la forchetta a mezz’aria.
Quel giorno imparai la lezione.
🙂
Quello che mi colpisce personalmente è sempre la fase due. Invece che chiedere scusa ti attaccano… E lì che siano 120 kg o qualche cosa in meno, rischiano:-))))
Non ho ancora capito se lo si fa perché si è mediamente più spudorati di un tempo o perché non ci si rende davvero conto chi ci sta intorno sente…
che fosse solo perché si è dei maleducati?
L’impressione che danno mentre urlano al telefono è che le cose che dicono, possano essere interessanti e fondamentali anche per il resto del mondo. Mah.
Sarebbe bello che con te ci fosse qualcuno per fotografare le facce delle persone mentre gentilmente le inviti a deambulare altrove :)…Bellissie foto Mau
L’educazione è una risorsa che, a livello mondiale, latita.
Voglio dire, se ogni tanto ai telegiornali sento degli altolocati funzionari europei o (più spesso) italiani che si lasciano andare a fuorionda degni del peggiore bar di Caracas solo perchè si fidano troppo delle persone nella cabina di regia, come possiamo pensare che il “popolino” sia meglio?
Stiamo navigando in cattive acque…
Però mi piace motlo il tuo modo di rispondere, garbato ma autoritario insieme.
Foto splendide, ma te lo devo dire? 🙂
MI piace quando sei così delicato! hahhaaahahhahhhah
“dolce & delicato”, please …