China, Kenya, Filippine, Morocco, Romania, Palestina/Jordania, Cameroon: il melting pot di ragazzi che la mattina si occupano del mio cappuccino potrebbe rappresentare serenamente una commissione alle United Nations sulla diversità culturale e religiosa. Non su quella sociale perché, visti i due spiccioli che prendono di stipendio, sono comunque nello stesso cluster di chi fa fatica a tirare avanti.
Ho scattato loro qualche foto e poi sono riuscito, come facevo un po’ di anni fa nel mercati di Deira, a stampare delle copie e a regalargliele: c’è sempre una gioia nella foto “stampata”, “toccata”, “passata di mano in mano” e quasi strappata via dalla curiosità. La gioia di non macchiarla con il caffè, di non spiegazzarla. La gioia di lasciarla per farla vedere a chi entra nel turno successivo.
C’è una gioia che il freddo visore o monitor non può dare, però è l’unico modo di farvi conoscere questi ragazzi che fanno parte spesso del mio quotidiano …
Appena posso ti mando una foto da Milano la mattina presto. Tutti così sereni e sorridenti….😠.
Regards
🙂 ironico? 🙂
Niente foto, il barista mi ha mandato affanculo 😊. Un poco di ironia si, ma ironizzavo sul fatto che qui in Italia siamo abbastanza incazzosi anche con il prossimo.
🙂 picchialo sulle gengive con il cucchiaino del caffè, normalmente si ammansiscono così 🙂
Te l’ho già detto un sacco di volte, ma trovo veramente apprezzabile il fatto che stampi le foto e poi le regali.
E’ un gesto cortese e rispettoso che elimina la sensazione di “furto” che si può provare nel subire uno scatto non voluto/richiesto e che riequilibra i rapporti tra chi fotografa e chi fa da soggetto, sia pure involontario.
Rimette la persona “al centro” della foto e attribuisce un significato relazionale allo scatto che la immortala che va ben al di là della mera collezione di immagini paesaggistiche.
🙂
Grazie!
E poi per consegnarle ci devi tornare. Secondo me non se l’aspettano. Io, la foto che mi hai regalato, la conservo gelosamente.
Adulatore in costante cammino!