Arrivo a casa e affido al caso la mia scelta musicale. Comincia un brano complesso, articolato, raffinato. Un rock fatto di basso, di chitarra, di batteria ma anche di fiati e di ance e di tastiere. Sulla base di un bel giro di basso si inseriscono musicisti di mestiere dove la solida base progressive potrebbe sentire anche un respiro finemente jazzistico
Lying still, Am I dreaming. Feel the chill, Breath of fear.
Evil fingers, Hover, linger. Someone help me, Terror fills my soul.
Living dead, Am I breathing Sightless, blind
Heart stopped beating, Hear the crying Of the dying
Someone help me, Ogres of the night.
È “Gentle Giant”, un gruppo inglese attivo tra il 1970 e il 1980 che si può più ricordare per la raffinata sofisticazione della loro musica che non per l’irrisorio successo commerciale che ha avuto: non è caso che durante un’intervista abbiano dichiarato che lo scopo era “expand the frontiers of contemporary popular music at the risk of becoming very unpopular“, che potrebbe essere tradotto con “facciamo cose spettacolari e ce ne fotte nulla il non guadagnarci manco uno scellino”.
Influenze jazzistiche, dicevo, ma anche la presenza di musica classica, da camera e barocca: i testi poi attingono a filosofia e psicanalisi con mentori quali François Rabelais (il monaco considerato il più grande scrittore rinascimentale francese) and R. D. Laing (psichiatra scozzese che sviluppò una teoria delle malattie mentali sulla base della filosofia esistenzialista con forte connotazioni sociali che lo portarono ad essere definito il fondatore della “Nuova Sinistra” a nord di Glasgow).
Musica difficile, “colta”, certo. Musica interessantissima nella quale le doti poli-strumentali dei componenti della band si fondano con una voglia di sperimentare che no ha avuto pari in quegli anni nei quali UK ha prodotto il meglio che io possa pensare e ascoltare. Ho in libreria 1850 album per un totale di oltre 15mila brani: bellissimo riscoprirne talvolta i più dimenticati.
Ah, tanto per tenere aggiornato chi pensa che io viaggi troppo, per non farmi mancare nulla dopo il South Africa me ne vado in China, a Shanghai, che tanto non è di strada ma il volo è una sciocchezza di sole 8 ore.
Foto? Il dipinto quasi astratto di quel che vedo adesso dalla finestra, e poi come non farvi ascoltare “Alucard” (‘Dracula’ al contrario) di quei geniali dei Gentle Giant …
Buon viaggio! Bella vista…:-)
🙂
Have a nice trip …
Shanghai … spero di vedere delle belle foto, deve essere un posto particolare.
(alla volta penso, come siamo minuscoli, contro questo mondo immenso)
avevo 12 anni circa quando ho scritto in un quaderno cento volta; “vorrei avere le ali per volare” …