Oggi sono andato a scoprire qualcosa di Shanghai che non avevo ancora mai visitato. Ne avevo sentito parlare ma la lontananza mi aveva fatto desistere: 40′ buoni di guida verso Nord-Est se trovi un cazzo di tassista che capisce l’inglese o si fida a leggere un cazzo di foglio che gli stampi con la posizione su Google Map.
L’avevano costruita gli inglesi nel 1920, chiamandola “Longchang Villa”, lungo la Pingliang Road nel distretto di Yangpu, a Shanghai. Era una prigione, costruita attorno al cortile di quella che era una villa nei primi del ‘900.
Nei piani bassi c’erano le celle per i detenuti, e il cortile dove farli uscire per l’ora d’aria. In quelli più alti gli uffici dei funzionari di polizia. Poi venne la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione Giapponese. E dopo fu il momento della Rivoluzione di Mao e della riconversione di alcuni simboli del colonialismo occidentale con l’assegnazione degli spazi ad abitazioni private.
Poi venne Den Xiao Ping e la sua “via Chinese al socialismo” con l’assegnazione di alcuni alloggi riconvertita in proprietà privata.
Oggi i 5 piani di Longchang Villa sono la casa di 3,000 persone: oltre 260 famiglie sono censite nei piani dell’edificio che ha prima visto la divisione degli spazi in abitazioni di una quindicina di metri quadri massimo, poi la costruzione lungo i corridoi di cucine e di alcuni bagni privati, accanto alle maleodoranti latrine pubbliche. Le condizioni di vita sono al limite in termini di igiene e sicurezza.
Dichiarato edificio storico nel 1994, ha un uno scarso impianto anti-incendio costruito nel 1965 e mai più mantenuto: il numero di bombole di gas che alimentano i fornelli individuali potrebbe trasformare questo posto in una bomba se prendesse fuoco. La cosa inquietante è che le autorità hanno rifiutato interventi di manutenzione straordinaria perché l’immobile è accatastato ancora come “villa” nei pubblici registri e quindi viene considerato come “abitazione di lusso ove i proprietari possono far fronte alle spese di ristrutturazione“.
Foto? British Jailhouse, aka Longchang Villa …
Impressionante…immagino l’impatto vederlo realmente. Comunque buon lavoro,65Luna
Impressionante. Sarebbe stato interessante uno foto degli interni. Complimenti per il reportage
Thanks
Pazzesco! Davvero incredibile…
Had to share this. A fascinating post.
Thanks
Incredibile e impressionante, sì.
Accidenti. Stacco due giorni dal blog e quasi mi perdevo queste foto!
È un posto allucinante…
Ciao Mau!
🙂
My God! I coron, le case operaie di fine ‘800 che Zola descrive nell’Assommoir, sono angoscianti ma questa realtà li supera di gran lunga! E siamo nel 2015!!! Basita …
Primula
E c’è anche di peggio, credimi: ho lavorato per diversi mesi in India una dozzina d’anni fa, e ho deciso di non fotografare quello che vedevo ….
mi sono venute le vertigini a vedere le immagini di questa “villa”… la seconda sensazione è stata quella di piangere
Yep
Uaaaa! Magnifico! Questo si che è social housing! È l’architettura di sopravvivenza di Yona Friedman!
🙂
Un formicaio di esseri umani. Non mi viene in mente altro…
Vivono più persone in quel palazzone che in molti paesi della Sardegna.
Bellissime foto, grazie.
Thanks!
ritorno su queste foto… la loro orrenda bellezza mi ha accalappiato la mente e il cuore