Fardh” è il termine islamico che indica un precetto religioso, un obbligo comandato da Allah. La parola araba ha una fonetica e una scrittura molto simile in Farsi, Urdu e anche in Turco, con lo stesso significato. Ottemperare a un fardh consente a un mussulmano di guadagnare “hasanat“, crediti positivi che gli varranno il giorno che si presenterà al cospetto del suo dio, bilanciando quelli negativi per una sorta di P&L della sua vita.

Il Corano identifica un’insieme di azioni nella classifica delle “poste di bilancio” di questa analisi se sei stato un bravo “cristo” (questo è un po’ un ossimoro, ovvio sia voluto): volendo semplificare un filo ma darvi nel contempo un po’ di informazioni, possiamo raggruppare gli “ahkam” (comandamenti) in cinque gruppi. Il primo (fardh) sono le azioni obbligatorie come la preghiera cinque volte al giorno o il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.

“Mustahabb” (o “fadilah”) identifica le azioni caldamente raccomandate, “mubah” sono quelle che non rappresentano né un peccato né un “fioretto”, azioni totalmente neutrali. “Makhru” indica le azioni che sono sconsigliate e da evitare, mentre “haram” raggruppa i divieti e le cose da evitare assolutamente.

Le azioni “haram” sono registrate da un angelo invisibile che siede sulla nostra spalla sinistra e peseranno come macigni gravitazionali il giorno in cui (da credenti) sotto il giudizio di Allah saliremo al cielo. Non c’è alcuna giustificazione per un’azione haram, è un peso che ci si porterà dietro per la vita: meglio quindi darci dentro con le fardh.

Da ateo materialista (ultimamente anche poco dialettico, visto che non riesco più a fare le mie discussioni mattiniere con Beria), sono andato a cercarmi un po’ di esempi sull’haram per comprendere come sarei piazzato nel caso in cui dovessi scoprire una vita dopo la morte, in un paradiso popolato dai benefit che si narra includano anche le famose 72 vergini. Mentre wiki-ettavo un po’ mi è anche capitato di leggere qualche ulteriore informazione su quest’ultimo aspetto che mi ha sempre destato una curiosità devo dire decisamente poco morbosa, credendo nel presente e in una sessualità molto più aperta dei precetti islamici.

Qui “relata refero” (e mi astengo con con fatica da commenti, potete immaginarlo): secondo fonti interpretative (cito Ibn Kathir) “il paradiso sensuale è popolato da 72 vergini delle vagine appetenti”, dove “i peni degli eletti non si ammosceranno mai. L’ erezione è eterna”. Le vergini hanno occhi larghi e belli, come perle, il loro corpo non è coperto da peli a parte le sopracciglia e i capelli, sono di carnagione bianca, alte 27,5 metri e larghe 3,2 metri: eternamente giovani, sono illibate e con i seni che non pendono mai, con “vagine appetenti” non si mestruano, non defecano non orinano.

Lasciamo le 72 ragazze per tornare sull’haram (che mi stava scappando di scrivere “harem” dopo la descrizione sopra). Ho scoperto sia proibito l’omicidio (questo particolare deve essere sfuggito ai macellai di ISIS), il sesso pre-matrimoniale, ma anche il tatuaggio. Il consumo di carne di maiale e le bevande alcoliche. L’usura, il lavoro e il profitto durante la preghiera del venerdì. E qui mi fermo perché, a parte l’usura, mi sa che il mio angelo sinistro è andato in overload e la mia attrazione gravitazionale il giorno del giudizio è paragonabile al nucleo di un buco nero.

Foto? Stamani nel percorso dal parcheggio all’ufficio: addobbi in vista del Ramadan …

ramadan

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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