Ho deciso con un amico uno scambio “wine for photo” e abbiamo barattato 6 bottiglie di ottimo vino Molisano e due fantastici pezzi di pancetta con una macchina fotografica che non uso più, una Leica D.
Stamani ho impacchettato macchina, alimentatore, istruzioni e cavetti. Ho aggiunto qualche dattero Majdoul a riempitivo e, sereno come un cliente che sta per richiedere un servizio, ho cercato il più vicino centro di un noto corriere internazionale: poche centinaia di metri da casa, bene.
Il posto reca le insegne di un “centro multi-servizi”: offre da DHL a Wester Union Money Transfer, a ricariche telefoniche, servizi VOIP, fotocopie, ricevitoria lotto, abbonamenti a pay-tv. Sono certo che, potendo, estenderebbe i servizi anche al commercio di organi, alla stampa in 3d di armi lunghe e alla crackizzazione della cocaina. Dietro il banco, in un troiaio siderale, un tipo minuto dall’apparente provenienza dal subcontinente Indiano.
“Siena? È città in Italia?” mi chiede. Va bene ignorare il patrimonio storico e architettonico Medioevale, va bene non aver mai sentito parlare del Palio e manco di una famosa banca che ha una certa assonanza con i Monti e i Paschi, ma almeno ricordare la battaglia di Montaperi dove i ghibellini le suonarono di santa ragione ai guelfi nel 1260 mi pare debba essere patrimonio comune, cazzo.
“Quanto pesa?” mi chiede, soppesando e agitando il pacco. “E che ne so, sarà poco più di un chilo, ma non hai una bilancia?” gli rispondo. Compila in modo approssimativo un modulo, dandomi l’impressione che la destinazione potrebbe diventare Uppsala tranquillamente e mi chiede “16 euro”. Estraggo la plastica che fa da base a ogni mia transazione economica e mi risponde “No bancomat, solo contanti“.
Ma dico, stai scherzando? Proponi servizi digitali e sei legato ai 30 denari d’argento? Non ho assolutamente contanti: mi dice “vai posta, li bancomat“. Decido di passare allora al competitor “istituzionale” che c’è di fronte ed entro nell’ufficio postale. Raccatto il numerino e dopo nemmeno un minuto è il mio turno.
“Buongiorno, vorrei spedire questo pacco”. “Come?” mi chiede la signora allo sportello. “Con il servizio postale?” azzardo, guardandomi intorno per capire se sono entrato in macelleria.
“Ma lei vuole che sia consegnato in un giorno, in due giorni, o che?“. “Un giorno, grazie”. “Eh, ma lei non lo sa che poi, si dice ‘un giorno’, ma non è mica detto poi che arrivi proprio in un giorno“. “Ah, ma c’è l’opzione ‘circa un giorno’ allora?” le chiedo. “No, è solo posta celere un giorno che si può dire“. “Va bene allora”, sono pronto al peggio e le metto il pacchetto sul banco.
“Eh ma lei non sa che così non va bene” mi dice. “Cosa non va bene?” le chiedo. “Prima cosa lo scotch non deve avere delle scritte“. “Perché?”.”E sennò poi magari lo rubano“. Sono perplesso, e chiedo “Ma chi sarebbe, mi scusi, a rubarlo? E poi, vista la scritta sullo scotch, pensa ci sia chi è interessato alla proprietà intellettuale di una consulenza strategia o di un integrazione tra sistemi informativi, o servizi in outsourcing come il procurement?”. “Va bene, le metto io sopra dell’altro scotch” mi aggiunge con l’occhiata di chi ha pietà per i miserabili.
“E chi è il mittente?” mi chiede. “Io”, le rispondo, confidando in una professione filosofica cartesiana sullo stile di “Spedisco ergo Sono”. “Eh ma lei non lo sa che va scritto sul pacco?“. Confesso la mia ignoranza, mi allunga un foglio di carta e dopo ripetute implorazioni anche una penna con la quale scrivo il mio indirizzo e compilo il modulo che mi ha allungato.
“Contenuto?“. “Materiale fotografico usato” le rispondo. “Deve essere specifico” mi incalza. “Bene, ‘Sistema di rilevamento dei neutrini radioattivi, contrabbandato da una centrifuga nucleare in un sito fuori Tehran che ho fatto saltare in aria con una joint venture operativa del Mossad’ può andarle come descrizione più accurata?” le chiedo. “No, va bene materiale fotografico usato allora“.
“11 euro” mi dice e io indico il POS che fa bella vista su ciascuno degli sportelli. Mi guarda come se avessi pronunciato un’eresia, “Eh ma lei non lo sa che tutti i servizi postali si pagano solo in contanti?“. “No, guardi, io sono fermo al baratto, signora” le rispondo, avviandomi verso il Bancomat, conscio della mia sconfitta.
Prelevo, pago, saluto e mi guarda strano quando esco.
Foto? L’ultima volta che ho usato la Leica D ero in Birmania (Myanmar), nello stato di Mon, nell’est del paese, verso il confine con la Thailandia dove i mercanti di uomini contrabbandano i disperati: mi ero fatto alcune ore sul cassone scoperto di un camion, attraversando una giungla di gole profonde e salite incredibili con la scusa di andare a vedere la Kyaiktiyo Pagoda dove una roccia ricoperta d’oro rimane in equilibrio sul capello del Buddha.
Per due giorni non ho scattato nemmeno un’immagine, malgrado avessi con me la M Typ240 e un paio di lenti spettacolari: ho voluto solo imprimere nella mia memoria quello che vedevo. Poi, dopo aver rinunciato ad asciugarmi o cambiarmi in una pioggia incessante di 72 ore, dopo aver sigillato il mio bagaglio per affrontare il viaggio di ritorno, ho voluto scattare una dozzina di fotogrammi.
Da queste immagini in poi continuerà Michele (questo il suo blog) ….
It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.
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bello il menù…fried noodle, fried rice, crisp fried, fried chicken, solo il caffè e il tea non erano fritti spero. Ma dove friggeva poi quella roba, non si capisce bene, ma comunque non sembrava molto invitante
“Dove” e “in cosa” friggeva e “in compagnia di che” non sono domande da fare se hai bisogno di buttar giù qualcosa da mangiare: devo dire forse la peggior condizione igienica cui mi sono esposto, insieme a una scorpacciata di crostacei in Mozambique …
Se andavi direttamente a Siena facevi prima …e godevi delle bellezze della citta’!! Buona serata,65Luna
Hehehe…
Possibile che anche a Milano devi avere a che fare con gli indiani? 🙂
Gli indiani delle poste poi sono in peggiori.
Un abbraccio 😀
La sciura allo sportello era italiana, magari non proprio meneghina … -)
Ciao
Sìsì, ma infatti io mi riferivo più al “fare l’indiano” che ad essere indiano! 😀
E perchè mai tutti i servizi postali si pagano in contanti?
Misteri burocratici…
Certo che laggiù non ti annoi mai e impari tantissime cose nuove… 🙂 Buon rientro Mau
È esperienza italiana di stamani 😦
Ahahah sorry. Sono un po’ spersa. Mi sembrava che fosse molto simile alle nostre poste…
Yessssss
Sempre comodi alle Poste… 🙂
Passa una bella vacanza!
Ma che vacanza??? Lavoro da qui questa settimana, come una bestia anche … 😦
😦
Bentornato!
alleva piccioni viaggiatori, sono più sicuri
Un condor viaggiatore? 🙂
No vabbè….mi hai fatto morire dal ridere….un racconto fantastico… applauso!
grazie!