Sono al penultimo visto che posso piazzare sul mio passaporto: quasi tutti gli stati che visito e che richiedono una preventiva autorizzazione all’ingresso, vogliono anche 2 pagine consecutive libere da timbri per poter apporre il loro bravo sticker o timbrone.
Questo passaporto mi è durato un paio d’anni, merito di un’accurata gestione del “please, stamp on an already used page” nei transiti all’immigration, e di un secondo documento che posso usare: oggi (ieri per chi legge) mi son avviato a richiedere un ingresso multiplo nella Российская Федерация, la Federazione Russa, che mi lascerà poi solo una possibilità di altri visti prima di cambiare anche questo.
Mi piace usare i mezzi pubblici: ho raccattato la Metro, linea 3, per una svecchiata di fermate e poi ho cambiato.
“E ma non si ferma” ha detto la signora in piedi accanto a me sulla banchina della stazione di “Duomo” della linea 1, e ha continuato a ripetere “Non si ferma, non si ferma” mentre il treno (che gli altoparlanti avevano in effetti avvisato non si sarebbe fermato), continuava la sua corsa senza raccattare alcun passeggero.
Le sue parole mii hanno fatto scattare un “click” musicale, “No way to slow down“, l’ultima strofa ripetuta più volte di “Locomotive Breath” dei Jethro Tull, che canta l’allegoria dello stantuffo esausto di una vecchia locomotiva, avviata ormai verso la demolizione. Il flauto “ansimato” di Ian Anderson, insieme alla sua voce roca hanno cominciato a pulsami nelle orecchie.
In the shuffling madness Of the locomotive breath,
Runs the all, time loser, Headlong to his death.
He feels the piston scraping Steam breaking on his brow
Old Charlie stole the handle and The train it won’t stop going
No way to slow down. He sees his children jumping off
At the stations – one by one. His woman and his best friend
Quarto brano della seconda facciata dell’album “Aqualung”, realizzato nel 1971 e seguito anche dal singolo, “Il respiro della locomotiva” viene ancora oggi frequentemente trasmesso dalle stazioni radio che sono specializzate in Classic Rock per inguaribili nostalgici come il sottoscritto.
In bed and having fun. He’s crawling down the corridor
On his hands and knees Old Charlie stole the handle and
The train it won’t stop going No way to slow down.
He hears the silence howling Catches angels as they fall.
And the all-time winner Has got him by the balls.
He picks up Gideons Bible Open at page one
God He stole the handle and The train won’t stop going
No way to slow down. No way to slow down.
No way to slow down. No way to slow down.
Foto? “No Way To Slow Down”, Il treno successivo puntava verso “Rho – Fiera – EXPO”, mentre io ho dovuto aspettare il “Bisceglie”: come non usare un filo di “mosso” ….
beh, come non farvelo ascoltare: video del 1982, quando il buon Ian non era ancora pelato e si alzava ancora su una sola gamba a soffiare nel suo traverso …
Bellissimo il pezzo.
Delicato lo scritto. L’aria è quella del ritorno: moderata, casalinga, malinconica.
Solo, quella scia che non si ferma, a movimentare il tutto.
Bentornato.
For real – amel larrieux
Grazie, Vagone, un abbraccio!
Sono a Milano per un paio di giorni, mi è successa la stessa cosa ieri. E a cena parlavo con un’amica del fatto che avrei potuto incrociare senza saperlo una delle persone che incontro così spesso qui.
Bellissimo, il pezzo dei Jethro Tull.
Vai alla mostra al Palazzo della Ragione? Nel caso mandami una mail, io ci sono in tarda mattinata ….
Mitici i Jethro Tull!
Pensa che in macchina tengo fisso Thick as a brick…
Ciao!
Una pietra angolare del rock progressive! Ho la versione in vinile con la copertina-giornale da sfogliare per alcune pagine ….
Bella la mostra al Palazzo della Ragione… E bella la foto!
Veramente bella, merita di ripassarci 🙂