Sono da Romanengo, davanti a Campetto, a chiacchierare di Congo, di Haiti e di adozioni internazionali mentre i dolci che vengono preparati da centinaia d’anni con un amore e una cura che la tradizione ha lasciato intatti fanno da contorno ottico e olfattivo.
L’attacco è uno dei riff più famosi, e sicuramente più belli che io conosca: il 7 Novembre 1969 il mondo conosceva “Whole Lotta Love“, con Jimmy Page che distorceva le corde della sua Sunburst 1958 Les Paul Standard e Robert Plant che faceva uscire il suo canto direttamente dall’infero più profondo per segnare una pietra miliare nella storia del rock. Il ragazzo sa il suo mestiere e gli perdono il fatto che le sue sei corde siano montate su una Fender.
Quando chiude l’ode ai Led Zeppelin comincia a far partire una base chiesta con entusiasmo da un tipo che in caso di trasfusione potrebbe essere classificato come “distilleria” e dover pagare l’UTIF (la licenza fiscale sugli alcolici): è il tributo alla follia di Syd Barrett che Waters, Wright e Gilmour hanno composto nel 1975. Le note riempiono i vicoli, incastrandosi tra le pietre medioevali, facendo confondere anche le linee bicolori del Gotico genovese e fermano il tempo andando a cercare le menti di commercianti e prostitute, di turisti e di anziani alla spesa, di chi si sta bevendo una birra e chi ordina un più morigerato cappuccino.
Remember when you were young, you shone like the sun.
Shine on you crazy diamond.
Now there’s a look in your eyes, like black holes in the sky.
Shine on you crazy diamond.
You were caught in the crossfire of childhood and stardom, blown on the steel breeze.
Come on you target for faraway laughter, come on you stranger, you legend, you martyr, and shine!
You reached for the secret too soon, you cried for the moon.
Shine on you crazy diamond.
Threatened by shadows at night, and exposed in the light.
Shine on you crazy diamond.
Well you wore out your welcome with random precision, rode on the steel breeze.
Come on you raver, you seer of visions, come on you painter, you piper, you prisoner, and shine!
“Sei bravo, complimenti!” gli dico quando spegne l’ultimo accordo, abbassando il volume dalla chitarra, “e mi fai ricordare che che l’ho sentita suonare a Londra nel Novembre del 1974, quando i Pink Floyd la presentarono dopo un accenno nel tour in Francia!”.
“Cazzo, rock me brother!” mi risponde.
Ovvio l’abbia fotografato …..
Fantastico!
Hai dato fondo al tuo innato altruismo e in segno di benevola approvazione, hai comprato il suo CD?
Dopo aver letto il tuo post mi sono appartato dai miei figli ed ho ascoltato Kashmir con l’orchestra del Marocco.
Buon viaggio amico mio