Supero il capannello di gente in San Lorenzo e comincio a intravedere i paesaggi psichedelici tipici della “spray art”: piramidi, tramonti/albe, cascate da Avatar e altro assortito, realizzato con una serie di bombolette di vernice spray e l’ausilio di qualche maschera o oggetti per trascinare il colore.
Pare che il primo a realizzare performances di questo genere fosse Ruben “Sadot” Fernandez, negli anni ’80 a Città del Messico, lungo le strade de La Zona Rosa, il quartiere che tutt’ora mescola un po’ di arte, la gay community e uno shopping alternativo. Mescolando un filo di cultura psichedelica, un buon pejote trifolato e un po’ di attrattiva turistica, Ruben cominciò a nebulizzare vernice su acetato, seduto nella posizione del loto e accompagnato da un mix musicale che potrebbe essere definito come rock azteco.
Quando sono stato per un mese a spasso per il Messico, ormai un quarto di secolo fa, mi son concentrato più sulle birre locali, sul guacamole e sulle fajtas. Mi son perso tra gli artigiani del Mercado De La Mersed e ricordo i mariachi che accompagnavano le mie richieste “Cerveza, por favor” mentre tramontava il sole sulla metropoli inquinata.
Bisogna che vada a scavare in cantina per recuperare le immagini delle Piramidi del Sole e Della Luna, come quelle della mia salita all’interno della camera sacra a Chicen Iza, dove ricordo ancora adesso la claustrofobia, visto che le popolazioni precolombiane son giusto la metà della mia stazza: intanto ci si accontenta di questa foto, scattata poche decine di minuti fa …