Ieri, in una botta di vita dei doppi turni in miniera che sto facendo, mi son lasciato trascinare in un pub irlandese per assistere alla finale del campionato di hurling tra il Kilkenny el il Galway.

Si, lo so: un pub irlandese nel paese dei castelli di sabbia suona un filo artificiale e falso, ma prendete un posto accettabilmente arredato, metteteci un po’ di simboli Irish, e soprattutto popolatelo con un centinaio di umani che abbiano nel sangue Guinness e quadrifogli verdi e se non andate troppo per il sottile si crea un ambiente quasi reale.

Cheers and sex on the beach” è state la frase con la quale mi ha accolto una tipa riccioluta che, a discapito delle dimensioni ridotte, ho visto poi seccarsi un numero di pinte di birra equivalenti al suo peso corporeo, mantenendo una lucidità da grande professionista. Poi mi ha spiegato le regole dell’hurling, e devo dire il gioco è veramente figo, cazzo. Figo e velocissimo.

Si, un filo sanguinario, ma sono dettagli.

Ci sono un tot di tipi in campo che vestono casacche di due colori differenti, ognuno di loro ha una mazza di legno in mano a forma di ascia, c’è una palla in campo e due reti opposte, con lunghi pali a segnare i confini di una porta. Occasionalmente si tocca la palla e la si manda in rete (3 punti) o tra i pali (1 punto), si deve palleggiare a mano tesa e si danno delle smazzate allucinanti con l’ascia sulla palla. Occasionalmente, perché l’uso principale è quello di falciare gli avversari. Ci sono 85mila irlandesi ciucci e felici sugli spalti.

Ho mangiato della pancetta di maiale al forno con cipolle glassate e patate imbevute di sugo al pomodoro: il fegato è entrato in formale sciopero in fascia protetta. Mi son fatto una pinta di birra e ho guadagnato punti con un “sloncha” (“alla salute” in gaelico) che fa molto dubliner, perdendoli poi immediatamente confermando che oltre 1 birra non vado. Ho anche evitato una dotta disquisizione sul fatto che bisogna evitare che le ragazze asiatiche parlino in inglese in particolari momenti di intimità, per evitare di iniziare una serie di “what? what? what the fuck are you saying?” che probabilmente uccide la libido.

Tornato a casa, ho trovato il piccone che mi aspettava.

Foto? fate voi … nostalgia di una veterocomunista “tutta orecchie, pelo e tenerezza” (cit. Camillona)

beria 1

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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