Si, lo so, ero distratto, e quando compi gesti automatici senza alcun controllo è lì che ti scappa la minchiata.
La minchiata è stata un paio di braghe corte rosse, mai lavate prima e buttate con noncuranza nel cestello della lavatrice insieme a due camicie da bravo ragazzo (una ex-bianca e una ex-azzurra): avevo sonno, volevo far partire la lavatrice in modo da stendere prima di essere fulminato da Morfeo.
Uso sempre lo stesso programma, sempre la stessa temperatura: non una “desperate house-wife” ma un “boring house-executive”, e un’oretta abbondante dopo il solito carillon elettronico mi ha avvisato che il ciclo si era concluso e l’onnipresente stendino si è popolato di boxer e pedalini che garrivano al vento dell’aria condizionata di casa.
Tutto standard fino a quando non ho steso la camicia ex-bianca: una bella serie di macchie di Rorschach e ho cominciato a usare il noto test psicologico proiettivo per l’indagine della personalità. L’auto-lettura che ho potuto dare è stata quella dello stato di frustrazione e ira che precede l’alzare gli occhi al soffitto (che il cielo è 56 piani più in alto) e l’emissione di un bestemmione siderale e articolato. Poi quando ho visto che anche la camicia ex-azzurra era nelle stesse condizioni ho pensato di fustigarmi per la distrazione, mentre reiteravo l’espressività gergale.
Ho ributtato le due camicie in lavatrice e ho fatto ripartire il tutto, ma il risultato finale è stato totalmente consistente e stabile: sempre macchie rosse, cazzo.
La mattina dopo sono sceso nella lavanderia sotto casa, gestita dalle 4 gentilissime filippine che impilate fanno a fatica la mia altezza: il DNA di quella popolazione deve aver subito qualche forma di accorciamento.
L’occasione mi ha fatto venire in mente la favola dei Grimm “Snow White”, nella interpretazione cinematografica del 1937 di Walt Disney “Biancaneve e i 7 nani”, adattata a “CamiciaRossa e le 4 Nane”: ho anche ribattezzato le 4 tipe Candeggiala, Lavala, Stendila, e Stirala. Invece dei picconi imbracciano gruccia appendi-abiti.
Ho tentato di farle cantare “hey-ho, hey-ho” in una traslitterazione con accento Philipp-english:
We dig dig dig dig dig dig dig in our mine the, whole day through
To dig dig dig dig dig dig dig is what we really like to do, It ain’t no trick to get rich quick
If you dig dig dig with a shovel or a pick, In a mine! In a mine! In a mine! In a mine!
Where a million diamonds shine!
Ovvio che la cosa non sia riuscita molto bene, ma almeno l’umore per le camicie ridipinte è migliorato.
Foto? Il bucato era talmente sciupato e disastrato che pareva la faccia di Jack l’altro giorno, reduce dalla sbornia a livello distilleria che lo sta accompagnando da diversi decenni …
beh.. una camicia a macchie rosse è da Cooperativa!!
È da psicanalisi, credimi
“lavaggio fai da te? No lavanderia? ah ahi ahi”
Capita, io ho una serie di boxer e slip rosati…
Lascia stare che sto pensando seriamente ad un outsourcing integrale delle faccende domestiche …
Non arrenderti, c’è grande soddisfazione nel dominare le faccende… 🙂
Mi accontento nella sfera professionale, credimi, sul casalingo sto per arrendermi …
Ipnotica la camicia. Ti seguiranno per strada. Il titolo del post mi ha fatto assai ridere e pure i nomi delle lavandNane
Avevo inizialmente pensato di abbandonarmi ad una licenza letteraria e pensare che le lavandaie fossero 7, aggiungendo anche nomi tipo Ferrodastorola, Smacchiala, Aseccola e Conlarigala … Ma avrei tolto la cornice di realismo al racconto
Giusto. Mai esagerare! 🙂
Ah ahahah… Per le tue camicie ci voleva il super potere di Candeggiala!!! 😛
Ma anche i prodotti appositi (quelli per gli errori di bucato) magari funzionano…
Per l’interpretazione Rorshach, invece, ti posso dare supporto… 🙂
🙂