“Ma che cazzo di caldo fa?” mi ha chiesto Eddy, “Son 47°, è un cazzo di inferno caldo oggi” gli ho risposto.
Eravamo appena usciti dall’oasi di Al Ain, seguendo le indicazioni per il Sheikh Zayed Palace Museum e il sole ci ha colpiti come il laser fotonico in un sci-fi b-movie. Eddy ha abbandonato la traversata, entrando sotto le palme, mentre io in piena ebollizione sono rimasto sotto il sole incurante di un prossimo colpo apoplettico, canticchiando “Ma non che non fa caldo, ma noonnnno-no-no”.
Già il segnale stamani doveva indurmi alla cautela, quando, dopo i primi 400 stile libero alle 7:30, ho visto uno stormo di avvoltoi appollaiati a bordo vasca che si facevano un Campari di aperitivo e gli addetti alla piscina lanciavano in acqua carote, sedani e cipolle.
Poi l’idea della gita fuori porta con i colleghi non era male, ma forse calibrata bene per Novembre, visto che quando ci siamo messi in macchina alle 13:45 due di noi hanno visto sciogliersi le suole delle sneakers. Alle 15 abbiamo chiesto a Caronte dove poter parcheggiare, dato che sicuramente stavamo per entrare in una realistica rappresentazione dell’inferno in terra.
Arrivati ad Al Ain, parcheggiato, attraversato l’oasi, visitato il Palazzo, riattraversato l’oasi, entrati nel vecchio Souk ho visto come un miraggio l’insegna Syria Cafeteria: ho comunicato in un misto di inglese, hurdu e arabo ho ordinato 5 centrifugati di carota.
Divini!
Gestita da un grappolo di indiani del Kerala, la Syria Cafeteria offre frullati e centrifugati di ottima qualità e da prezzi terzomondisti: la parete di fondo (in uno spazio totale di 4 metri quadri scarsi) è intonacato con piastrelle a vetro, e regge un condizionatore acquistato di seconda mano dai macelli di Chicago. Penso di proporre il posto per la Stella Michelin visto servizio e qualità: non sarei più voluto uscire.
Foto? Syria Cafeteria e un selfie, che una volta al quarter non si nega …
Più che selfie camei… 😃
Pure un centrifugato di aringhe sarebbe stato dissetante. Io mi sciolgo con molti meno gradi. Una olà per gli avvoltoi da aperitivo
🙂 il centrifugato di aringhe l’ho bevuto durante un giro in barca tra i fiordi ed è un’esperienza che spero di non fare mai più in vita mia: mi son lavato i denti con la trielina dopo ….
No, ma esiste?! Io l’ho citato come la cosa più schifosa che mi possa venire in mente…
Servito con cipolla tritata …. 🙂
😐
47°????????????????
No, “47 cazzo” per l’esattezza. Da queste parti arriva anche a sfiorare i 60 ….
Eeeeeeeeeh?? Credimi, ho una faccia davvero sconvolta. Scusa ma come si sopravvive con 60°???
Non si sopravvive fuori
Non stento a crederci!
Fatte con la Q?
Yes
Riesco ad immaginarti steccato con chiodi di garofano e un bouquet garni sotto le hands paddle, mentre cerchi di immedesimarti nella rana del principio di Noam Chomsky, mentre le mie sinapsi rifiutano categoricamente di pensare alle temperature di cui parli. Temperature in cui anche l’umor vitreo evapora inesorabilmente.
Il commento e la relativa risposta a Pendolante, mi hanno fatto tornare in mente una delle esperienze culinarie peggiori della mia vita: lo hákarl (pinna di squalo putrefatto). Prelibatezza – a loro dire – della cucina islandese, che odora di ammoniaca e acido fenico.
Mi par di riuscire ad immaginarne l’odore e sto facendomi gargarismi all’aglio …