Paese che vai, tassista che trovi: fatemi compilare una prima rapida guida per suggerirvi alcune accortezze nell’utilizzare il servizio Caronte in giro per il mondo.

Atene. Ad Atene il taxi è un bene sociale semidurevole, capace di vita, alimentazione, scelte toponomastiche, passeggeri e percorsi totalmente avulsi da qualsivoglia regola e logica. Impersona il “divenire” di Eraclito nella sua accezione più contemporanea dell’aforisma “il traffico scorre“: non esiste una semplice e lineare logica “dal punto A al punto B per un importo X“, ma un corinzio movimento in una direzione approssimativa, caricando e scaricando passeggeri in aggiunta a voi, in un significato sociale e condiviso del taxi, ma personale e acclamato della fregatura sulla tariffa.

Mogadishu. Nella capitale della Somalia è fondamentale trovare un pieno, chiaro e garantito accordo con il tassista cui decidete di affidare la vostra vita. No, non parlo né della tariffa per il trasporto, e nemmeno degli aspetti di guida accurata e sicura: mi riferisco al riscatto per il vostro rapimento, che è meglio chiarire anticipatamente e assicurarsi le giuste connessioni che tra War Lords, Corti Islamiche, delinquenti comuni, infiltrazioni Quietiste e di Al Shabaz è un gran casino. Oltretutto per alcuni valete di più se la vostra testa è separata dal resto del corpo e il tutto avviene in modo plateale con voce narrante in sottofondo che rammenta le pene per gli infedeli.

Singapore. “Please take the ECP [l’autostrada] and don’t cross Little India, as there is too much traffic” è una frase senza alcun senso compiuto, anzi, mentre gli effluvi Tamil di curry inonderanno il vostro taxi, il tipo alla guida vi dirà “We should have taken the ECP, too much traffic here in Little India“: questo per i primi 20 anni di viaggi nell’Isola Stato vi farà incazzare, poi vi rasserenate e arrivate preparati, tirate giù il finestrino e vi mangiate un paneer-tikka cotto al momento da bordo strada.

Istanbul. Il tassista giovane normalmente vi tira una fregatura. L’anziano guida come Manuel Fangio, facendo dei peli incredibili con la sua Fiat 124 comprata di quarta mano da un brigatista in pensione. Ieratico e con vago sentore di kebab nell’aria, ve lo potete immaginare indossare un fez rosso e fiocco nero e bere tea nei piccoli bicchierini fatti apposta per ustionarvi i polpastrelli. Riesce solo a mantenere un’andatura umana quando trova il tubo di scarico di un grosso auto-articolato euro -7 (qui le autovetture euro-0 sono equiparate alle elettriche): in quel caso vi riuscite a respirare carbone puro per chilometri, insensibile delle vostre preghiere e dell’aria verde-cobalto delle vostre pupille.

Abu Dhabi. “Brother, please DRIVE to my destination, no need to FLY” è una preghiera al tassista destinata a non essere esaudita, meglio fare appello al senso civico, alle campagne per la sicurezza stradale, e all’accorta pianificazione stradale: “if you drive slowly, I give you 20 dirhams tip” è la frase che lo ammansisce. Dimenticavo: durante il Ramadan rinunciate completamente a tentare di arpionare una vettura durante l’ora dell’iftar (la rottura del digiuno). Visto che questi guidano per turni di 12/14 ore, in quel caso senza mangiare e bere, hanno delle chiare priorità estremamente differenti dal darvi retta.

[continua]

Foto? Meno di 2 ore fa ho preso un taxi dall’aeroporto di Istanbul al mio ostello in centro …

taxi istanbul

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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