Nyla, se non la pianti di grattarti vicino all’armadio, facendo cassa di risonanza nel silenzio della notte come un batterista dannato, ti registro i tuoi latrati mentre giochi con gli altri cani e te li rimonto in Xenochrony“.

Il quadrupede peloso mi guarda con l’aria interessata, fermando finalmente la percussione della zampa contro la porta in legno del guardaroba, e si siede sulle posteriori per godersi un breve aneddoto della storia del rock cui la sto abituando.

Siamo nei primi anni ’60 quando quel gran genio, pazzoide prima che compositore e chitarrista, di Frank Zappa decide di montare in modo creativo i suoi brani, come ad esempio aggiungere ai pezzi registrati in studio degli assoli di chitarra invece registrati dal vivo, o ricomporre ritmi che suonati sarebbero impossibili da realizzare.

Leggiamo come lui stesso la descrive con un esempio (sorry per coloro i quali non masticano l’inglese, sorry anche per quelli che son digiuni di musica, e sorry-al-quadrato per quelli che ricadono di sfiga contemporaneamente in entrambi gli insiemi).

A classic “Xenochrony” piece would be “Rubber Shirt”, which is a song on the Sheik Yerbouti album. It takes a drum set part that was added to a song at one tempo. The drummer was instructed to play along with this one particular thing in a certain time signature, eleven-four, and that drum set part was extracted like a little piece of DNA from that master tape and put over here into this little cubicle. And then the bass part, which was designed to play along with another song at another speed, another rate in another time signature, four-four, that was removed from that master tape and put over here, and then the two were sandwiched together. And so the musical result is the result of two musicians, who were never in the same room at the same time, playing at two different rates in two different moods for two different purposes, when blended together, yielding a third result which is musical and synchronizes in a strange way. That’s Xenochrony. And I’ve done that on a number of tracks.” [Intervista, 1988]

Uno degli esempi più interessanti è nel brano “Watermelon in Easter Hay”, contenuto nella trilogia Joe’s Garage del 1979, dove tra l’altro, viene contenuto quello che Dweezil Zappa (il figlio di Frank) descrive come il miglior assolo alla chitarra di suo padre.

Risultato ottenuto: Nyla mi guarda rincitrullita, e io mi riaddormento.

Foto? Beh, non Joe’s Garage (anche se penso di avere in cantina una foto con Frank a Zurigo, mentre lo intervisto nell’Aprile del 1979), ma Joe’s Butchery (e altro) a Singapore qualche settimana fa …

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It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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