Post teorico e cattedratico, ma ha un suo motivo, abbiate la pazienza di leggere il paio di paragrafi di introduzione.
A Paul Jennings (autore umorista inglese scomparso nel 1989) l’umanità deve eterna riconoscenza per la scoperta e la teorizzazione nel 1948 del “resistenzialismo“, da non confondere lessicalmente con il più nobile “esistenzialismo” che ha visto – tra gli altri – calibri tipo Nietzche e JP Sartre, ma dal quale prende una chiara ispirazione.
Come l’esistenzialismo – nato tra il ‘700 e l’800 che poi ha trovato poi la sua più matura espressione nel secolo scorso – determina un individuo precario e finito che si muove spaesato nell’insensatezza del mondo moderno (si, lo so, sto riassumendo quello che dovrebbe avere qualche decina di migliaia di parole, ma se non faccio un ultra-Bignami perdo anche le poche decine di lettori che mi son rimasti), così il “resistenzialismo” descrive una “seemingly spiteful behavior manifested by inanimate objects”, una tendenza reattiva e catastrofica degli oggetti animati nei confronti dell’uomo.
Banalizzando al quadrato si potrebbe dare un esempio del “resistenzialismo” dicendo che è una c’è una tendenza avversa della chiave della macchina a perdersi nel momento in cui dovete velocemente usare la vostra auto, una precisa volontà dello spigolo appuntito al nascondersi per facilitare il vostro piede ad urtarci contro. Insomma (e partire con un avverbio così è da genocidio) una tendenza “maliziosa” degli oggetti inanimati nei confronti dell’uomo.
Ma cazzo ce ne frega? Aspettate.
Le teorie di Jennings hanno ispirato John Sack a formulare nel 1952 l’aforisma “Anything that can possibly go wrong, does” (se qualcosa può andare storto, sicuramente andrà storto), e poi Fred R. Shapiro, editore del Yale Book of Quotations, a descrivere questa come la Legge di Murphy, a qui ci siamo.
Ieri sono stato per 19 ore un esempio cattedratico della Legge di Murphy, dovendo partire da un posto “A” per arrivare in un luogo “B” utilizzando un complesso sistema di trasporti integrati, nei quali qualsiasi oggetto inanimato ha dimostrato malizia, arroganza, persecuzione e astio nei miei confronti. Si devo dire che anche alcuni umani sono stati partecipi di questo disegno persecutivo, ma solo come pedine manovrate dagli oggetti.
Il primo segmento è stato dal mio appartamento al marciapiede davanti a casa: ovvio ci fosse solo 1 dei 4 ascensori in funzione e altrettanto ovvio che quando questo si sia fermato al piano fosse pieno ben oltre la capacità umana di emulare le sardine. Il secondo segmento è stato quello del driver che avrebbe dovuto garantirmi un trasporto fino all’aeroporto e ha confuso “Sun” con “Sky” e ho dovuto arrancare col bagaglio per riuscire ad andare ad arpionarlo, poi il fatto che abbia centrato il marciapiede nei primi 5 minuti di guida e mancato la svolta a destra entrando invece in controsenso sulla sinistra lo attribuisco alla sua coglionaggine e non al resistenzialismo, ma fa comunque media.
Il terzo segmento prevedeva un trasporto aereo di 7h45′: ovvio che appena io sia salito a bordo (si, me le sono fatte prima le eggs-benedict come al solito, è chiaro), il radar dell’aeroporto abbia deciso di smettere di funzionare e siamo rimasti fermi, chiusi sigillati dentro il sigaro con le ali sul tarmac, per 2 ore e 30 minuti. Il fatto che poi, malgrado il pilota abbia sgasato tipo Fast&Furious per recuperare un po’ di ritardo, abbia trovato una perturbazione sopra il paese che parla il Farsi e questo abbia costretto ad una deviazione che ci ha fatto praticamente sorvolare Samarcanda, aggiunge il resistenzialismo della natura al mio viaggio. Inutile aggiungere che, una volta atterrati a destinazione, ovvio il gate fosse occupato da un altro velivolo e che questo – nel momento del pushback – abbia riscontrato un problema tecnico che ci ha fatto aspettare in pista quasi un’altra ora mentre c’erano passeggeri che minacciavano di scendere dagli scivoli di emergenza: risultato è che son rimasto dentro l’aereo per quasi 15 ore.
Il quarto segmento ha compreso una tratta in treno stranamente scevra da qualsiasi episodio di Murphy, ma che poi si è vendicata con la metropolitana bloccata per un guasto tecnico, e quindi una rincorsa al taxi che ha compreso una scala mobile ferma e quindi il rimbalzare su 38 gradini in salita con 38 bestemmie per l’unica volta nella mia vita in cui viaggio con 2 grossi bagagli. La vendetta non era completa fino a quando, salito sul taxi in un traffico troio, 20′ dopo un’altra macchina si è affiancata per informare il mio Caronte che aveva una ruota a terra. Sceso, arpionato al quarto tentativo un altro taxi, sono finalmente arrivato nell’ostello che mi ospita per i prossimi tre giorni.
Risultato? 19 ore di Legge di Murphy applicata al sottoscritto.
Foto? Ovvio, non c’entri nulla, e i 3 scatti di ieri li vedremo quando sviluppo il tutto tra qualche giorno: una grande chitarra in giro per Mosca (M7, Summilux 35mm e Kodak TMax al solito) …
Informare ed informarsi e’ sempre interessante! Riguardo la Legge di Murphy…capisco!!! Ciao,65Luna
1) “in un traffico troio” mi piace assai
2) il treno pare l’unico mezzo che non ti ha dato problemi e ne sono orgogliosa come fosse figlio mio
3) io dopo 19 ore come le tue mi sarei suicidata di wodka o simili fino ad esaurimento energia vitale da ricaricare in vasca da bagno (che non ho, mail tuo ostello sicuramente sì)
4) Murphy andrebbe arrotato sulle strisce in avanti e pure in retro
5) ti sono vicina, ma non troppo che se è contagiosa…
Il “treno figlio mio” non merita solo l’applauso ma la Presidenza delle FFSS!
🙂
shit happens 🙂
Leggendo le tue disavventure la mia disoccupazione mi pesa meno. ah ah ah
🙂
🙂
😬😩😱😥😠😰😡👹👿