Dopo poche decine di metri il Boulevard Zektoumi abbandona i segni del consumismo si allunga sulle vestigia di un marciapiede che oggi è traccia sconnessa tra radici, buche, tondini di ferro e scalini. Rottami di auto che ormai sono diventate il rifiuto di una cannibalizzazione che asporta qualsiasi pezzo possa essere utile o venduto, e sgangherate saracinesche dove i rari “a vendre” (in vendita) o “a louer” (in affitto) fanno una sporadica scomparsa sul costante “al diavolo” dell’abbandono ormai totale.
I gruppi squinternati di case, piantate sul terreno arido, mi ricordano che siamo in Nord Africa, e la condizione economica non è florida. L’indicatore che uso è il numero di disperati che cercano nei cassonetti traboccanti di spazzatura carta, plastica e il ferrame che possa essere recuperato e rivenduto a pochi dihram: quando vedo che c’è chi passa subito dopo che altri hanno già raccolto tutto ciò che possa avere un valore, e comprendo che la disperazione ha dei layers sempre più profondi.
Qualche murales e qualche “manifesto elettorale”, semplicemente dipinto nel riquadro assegnato al partito: si sono appena svolte le elezioni, con un risultato che lancia segnali da leggere accuratamente, visto il successo ottenuto dal partito islamico. “Seguite i Vostri Sogni” mi dice un muro che poi si interrompe bruscamente nel nulla di uno spazio dove la terra è interrotta da solo qualche rifiuto.
Sto scendendo verso il mare, con un rullino di Kodak TMax 100 nella Leica, a cercare dove il Signor Oceano Pacifico incontra la Signora Africa, sulla punta di El Hank, ai piedi della Grande Moschea Hassan II. Sono a Casablanca, in Morocco.
Finita nel 1993, con il suo minareto che si innalza per oltre 200 metri e sormontato da un laser che guarda la Mecca, la Mosque è la 13a più grande al mondo garantendo spazio alla preghiera per 105mila fedeli tra l’interno e la spianata che si affaccia sul mare. Una nazione indigente ha raccolto fondi da oltre 12 milioni di donatori (oltre all’aiuto con capitali dal Kuwait, dall’Arabia Saudita) per finanziare i 600 milioni di euro necessari alla sua costruzione.
Incontro un vecchio con quella che potrebbe essere sua figlia o forse sua nipote: arranca sulla spianata verso la costruzione principale. Nel mio francese approssimativo gli chiedo di poterlo fotografare, e la figlia gli si rivolge in Darija, la lingua araba che viene parlata qui in Morocco: sorride con gli occhi al cielo mentre io apro il diaframma a f2.0 e poi a f1.4 per tre fotogrammi che vedrò a fine settimana.
Foto? Qualche scatto con l’iPhone, il resto arriva dopo lo sviluppo …
Quel cazzo di aifon, usalo per telefonare e facci vedere come fotografi che sei molto bravo!
Con simpatia.
Ciao
Franco
Abbi pazienza che venerdì sviluppo il rullino … Adulatore purista!
suggestiva la moschea e l’oceano. Anche col telefono te la cavi, via! Mi piace moltissimo lo scatto coi particolari del passante e della donna appoggiata al muro. Aspetto lo sviluppo
Quella è scuola Magnum Agency 😉