Jebel Hafeet in arabo significa “La Montagna Vuota” e fa riferimento all’intricato sistema di grotte e caverne che caratterizza questo massiccio, largo circa 5 chilometri, che si estende tra Al Ain e l’Oman, segnandone per 25 chilometri il confine.

La cima supera di poco i 1,200 metri e offre una eccellente vista nelle giornate limpide d’inverno sia sul Golfo Indiano, sia sulla piana che porta poi verso Abu Dhabi. Il parcheggio costruito poco sotto è una meta turistica rinomata, in un’area che non abbonda forse di troppe attrazioni, e si riempie soprattutto il venerdì pomeriggio.

Merita una particolare menzione la strada che porta alla vetta, la Ḥafeeṫ Mountain Road, che sviluppa nei 12 chilometri di lunghezza ben 60 tornanti, con pezzi che si impennano fino al 20% di pendenza. Ovvio che, in un paese dove il cambio automatico è l’unico mezzo di variazione conosciuto, e la cilindrata minima del parco vetture è simile a quella di un incrociatore della classe Ticonderoga, il numero di schianti sulle barriere laterali in cemento armato sia qualcosa che faccia pensare a quanto questa gente sia in grado di guidare su una strada di montagna.

La Hafeet Road stata addirittura celebrata in un film Bollywoodiano Race (e mi pare ne abbiano fatto anche 2 o 3 sequel), dove il buono strafigo sempre col vento nei capelli, in compagnia della sua ragazza sexy, che esce durante tutto il film da incidenti rocamboleschi come stesse sfilando per Victoria Secrets, conducono un inseguimento per i suo tornanti con abbondanza di stridio di gomme e incidenti assortiti: la valutazione della critica sulla pellicola è Logaritmo di zero, mentre entusiasta quella di un selezionato pubblico del subcontinente indiano e del vicino Pakistan.

Selezionando il cambio in manuale, indurendo al massimo le sospensioni e prestando invece poca attenzione a chi, seduto accanto nel posto del passeggero vomitava l’anima, è invece un divertente percorso (puerile, lo so, ma si vive anche di questo).

Foto? Sulla cima tre ragazzi pakistani, con lo stereo a palla, si lanciavano in danze rigidamente maschili …

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It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

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